E le banche riscoprono il signor Brambilla

Corrado.passera@intesasanpaolo.com: l’indirizzo email che l’ad di Intesa Sanpaolo ha scandito agli oltre 300 piccoli imprenditori concentrati ieri nel palazzo di Assolombarda a Milano, riassume tutto lo sforzo profuso dalla più grande banche italiana per stringere i rapporti nei confronti delle tante aziende «lilliput» che concorrono a formare la spina dorsale della nostra economia.
L’occasione è stata la firma dell’accordo con Assolombarda con cui Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione 350 milioni per spingere le pmi milanesi sul cammino della ripresa. Obiettivo: favorire interventi specifici sulla liquidità e la patrimonializzazione delle aziende. I soldi rientrano nei 5 miliardi complessivi previsti dall’accordo raggiunto a luglio tra la stessa Ca’ de Sass e Confindustria. Una tessera del puzzle, che il peso «industriale» della Lombardia rende però strategica. Il gruppo era presente ai massimi livelli: sul palco Passera, nelle prime file della platea il presidente del consiglio di gestione Enrico Salza, oltre ad alcuni collaboratori «pronti ad ascoltare gli imprenditori», ha annunciato lo stesso numero uno della superbanca. Non solo, se il plafond risultasse insufficiente Intesa Sanpaolo metterà più risorse, ha proseguito Passera, per poi notare però che «il credito non basta a rimettere in moto l’economia, perché la vera malattia è la recessione». Il banchiere ha insistito sulla parola «insieme» contenuta nello stesso titolo dell’incontro («Crescere insieme alle imprese»): sul palco c’erano anche il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, e quello della Piccola industria di Confindustria, Giuseppe Morandini, che ha proposto di girare i soldi non utilizzati dai Tremonti bond al Fondo di garanzia per le imprese. «Non potrei essere più d’accordo», ha ribattuto Passera. A moderare il convegno era Dario Di Vico, editorialista del Corriere della sera, in questi mesi molto sensibile ai problemi delle imprese. Nonché quotidiano al cui controllo partecipano alcune delle grandi banche additate per aver concentrato l’attenzione sui big industriali, e tagliato i cordoni del credito ai piccoli.
Dopo il braccio di ferro con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per il rifiuto dei bond governativi come volano del credito, cresce quindi lo sforzo dell’establishment per stringere il legame con la base delle imprese. I problemi del «signor Brambilla», un tempo terreno esclusivo della Lega in politica, piuttosto che delle Banche popolari nel settore creditizio, sono diventati una grande priorità per tutte le banche. Ieri Passera ha teso la mano agli imprenditori, ha appuntato ogni rimostranza, ricordando il radicamento territoriale di Intesa e la rilevanza degli impieghi concessi alle pmi. Ha usato il guanto di velluto davanti al malcontento espresso, tra gli altri, da Giacomo Leva della Arti Grafiche Leva.

Ha strappato un applauso quando ha detto di essere pronto a valutare subito, «quasi fosse un progetto di matrimonio», il piano di espansione all’estero coltivato da Umberto Signorini per la sua Antex (attiva nei servizi) che giace da tempo in qualche ufficio di Intesa Sanpaolo.

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