di Marco Lombardo
La morte di Candido Cannavò, di cui Milano oggi alla 14.45 celebrerà il funerale nella basilica di SantAmbrogio, ci ricorda linevitabilità della morte ma pure la varietà della vita. Difatti domenica - e giustamente - il campionato di calcio si è fermato un minuto per ricordare un giornalista che, avendo diretto per 19 anni il quotidiano sportivo più importante del Paese, fa parte della immaginaria Hall of fame italiana. Dunque giusto commemorare Cannavò, piangerlo per chi lo conosceva bene, onorarlo per chi lo leggeva tutti i giorni sulle pagine della Gazzetta dello Sport.
La coincidenza però è che il giorno prima, sabato, il minuto di silenzio sia stato rispettato anche a Bologna - ma solo lì però - per celebrare la scomparsa di uno dei campioni più grandi che il calcio italiano ha avuto. Giacomo Bulgarelli infatti è morto il 12 febbraio, ma nessuno - al di là della commossa partecipazione alle esequie - ha pensato che fosse giusto ricordarlo la domenica sui campi di gioco, la sua casa. Solo il Bologna - città dove era diventato il mito e una colonna della Nazionale - lha appunto fatto, prima nella trasferta di Napoli e poi sabato contro lInter. Ma il resto del calcio no, per quella strana varietà di cui sopra che colpisce il mondo del pallone. Che il 27 novembre del 2007, per esempio, si fermò un minuto - dopo che furono fermati i campionati minori - per Gabriele Sandri, vittima di un colpo di pistola sparato da un poliziotto allautogrill durante una rissa tra tifosi. Chiariamolo: commemorare Gabriele fu doveroso. Fu una tragedia collaterale al nostro football e come tale andava e va ancora ricordata. Però sarebbe stato doveroso che lo sport si fosse fermato anche per la scomparsa di uno dei suoi massimi esponenti.
E Bulgarelli? Il silenzio del minuto
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.