Un'eredità pesante. Uno scudo che - eccezionalmente - invece che limitarsi a difendere può diventare arma letale, ovviamente in chiave elettorale. È lo Scudo Crociato di democristiana memoria, simbolo di quasi mezzo secolo di Prima Repubblica e da Mani Pulite in poi oggetto di una sanguinosa battaglia legale tra i vari soggetti politici nati dal Big Bang della vecchia Dc. Una battaglia che da ieri pare avere un vincitore.
«La Corte di Cassazione ha sancito che l'Udc è l'unico soggetto che possa legittimamente usare il simbolo dello scudo crociato». È quanto comunica una nota dell'ufficio stampa del partito guidato da Pier Ferdinando Casini, con riferimento alla sentenza con cui la suprema Corte di Cassazione a sezioni unite ha dichiarato inammissibile il ricorso del Partito della democrazia cristiana rappresentata da Giuseppe Pizza e Armando Lizzi. «La decisione - prosegue la nota - conferma quanto già affermato nel 2009 dalla corte d'appello, ossia che il Partito della democrazia cristiana non è la storica Democrazia cristiana, e che va esclusa, perché mai dimostrata, alcuna continuità che abbia giuridica rilevanza tra le due associazioni.
E la Cassazione assegna lo scudo crociato all'Udc
Dichiarato inammissibile il ricorso della Dc di Pizza. Per la Corte gli unici che potranno utilizzare il simbolo della Democrazia Cristiana con la scritta «Libertas» sono i centristi di Casini, che esultano
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