E le cave esaurite diventano spazi per la creatività

Per formare il marmo di Carrara servono 190 milioni di anni. E nelle montagne estrattive sembra si nascondano ancora 60 chilometri cubi di marmo. Quando arriva l’uomo, sventra la montagna e si porta via il bene prezioso. Resta una ferita, spesso non curata. Ma il tema del recupero e del riutilizzo delle cave di pietra è sempre più oggetto di dibattito tra architetti, tecnici e pubblici amministratori. E il problema è stato più volte ripreso e studiato a Veronafiere inserendola nelle attività culturali di Marmomacc. Così si è scoperto che si può riqualificare anche una cava dismessa, quella abbandonata dopo la cessazione dell’attività. In modo creativo, gradevole, a volte persino utile. Nello spazio “Forum del marmo”, curato dall’architetto Vincenzo Pavan, saranno esposti, per esempio, interessanti interventi di riqualificazione fatti in Spagna, Francia, Italia, Grecia, Scandinavia.
Le creazioni sono molteplici. Si è ricostruito un teatro, una piscina naturale molto suggestiva, dei parchi-museo inseriti in percorsi turistici e didattici, dei luoghi di spettacolo. Queste nuove tendenze mirano ad inserire l’attività estrattiva di superficie in un processo progettuale globale di trasformazione del paesaggio. Una concezione che intreccia ecologia ed estetica e che, accanto a geologi e tecnici minerari, mette in campo architetti, paesaggisti, esperti botanici, artisti. Fin qui il passato. Per le nuove cave si deve fare di più. E c’è un progetto globale di trasformazione del paesaggio interessato. In pratica, si vuole mettere in atto una progettazione consapevole della cava, dall’inizio della sua vita estrattiva fino alla conclusione.
La nuova tendenza ecologista è quella di non lasciare più ferite aperte nelle montagne ma rivalorizzare ancora di più il territorio dopo la fine dell’attività creando fantastici spazi e inediti paesaggi. Ma questo succede in Europa. In Cina, invece, il più grande produttore di marmo al mondo, non esiste la stessa sensibilità ambientale. La cave rimangono dismesse e le condizioni dei lavoratori che estraggono la pietra dalle cave sono molto precarie.

Non vengono tutelati i cavatori, né fissati con regole i livelli di profondità a cui possono scendere per scavare. Tutto questo si trasforma in una offerta concorrenziale del prodotto ma che offre una lavorazione molto basica, dove c’è poco spazio per il progetto.

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