E come prevedibile il dibattito s'infiamma quando si arriva a parlare d'immigrazione. È allora che i nove candidati seduti per la prima (e unica volta) tutti insieme sul palco del Teatro Manzoni nell'evento organizzato dal Giornale, dimostrano tutte le loro differenze. Perché è inutile far finta di non capire che è proprio questa la sfida del secolo. Il passaggio stretto dove si decide il destino dei nostri figli. E allora anche la retorica dei due candidati identici cade. Anche se Stefano Parisi e Giuseppe Sala sono due manager, i loro programmi sono radicalmente diversi. Il rigore verso l'immigrazione clandestina e la legalità come unico modo per evitare lo scontro sociale tra italiani che non ce la fanno e immigrati irregolari è l'irrinunciabile per il candidato del centrodestra, mentre l'apertura della città, magari mettendo anche a disposizione il villaggio Expo è il programma di quello del centrosinistra. Idee diverse, messe a confronto insieme a quelle di Corrado, Rizzo, Cappato, Mardegan, Santambrogio, Azzaretto, Baldini. Uno scontro di quelli che a noi piacciono quello di ieri.
Perché, l'abbiamo già detto con Antonio Gramsci, noi non detestiamo i partigiani, ma gli indifferenti. Poi, domenica con i seggi aperti fino alle 23, saranno i milanesi a decidere a chi consegnare la città. E chi sarà rimasto al mare, poi non venga a lamentarsi.
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