E il Comune del bon ton ordina il saluto in piedi

A Gavardo, nel Bresciano, una circolare impone che tutti i dipendenti del municipio si alzino dalla sedia e dicano «buongiorno» o «buonasera» quando passa il sindaco o un’altra autorità. Chi non obbedisce rischia l’illecito disciplinare

Tutti in piedi, passa il sindaco. I vigili urbani devono anche fare il saluto con la mano alla visiera. Non siamo sulla macchina del tempo, un secolo indietro, e non siamo neppure in un bel film di Totò: siamo al giorno d’oggi in un importante comune del Bresciano, chiamato Gavardo. In questo singolare centro della bassa Val Sabbia, il municipio sta evidentemente vivendo un periodo di spensierato benessere, se il primo dei problemi, quello di cui tutti stanno parlando, è la circolare sui buoni comportamenti del bravo dipendente, emanata a metà aprile dal segretario generale Paolo Bertazzoli, aspirante Lina Sotis della pubblica amministrazione.
Tra galateo e bon ton, tra assurdo e grottesco, l’editto vuole mettere ordine in una materia notoriamente scottante: «Contegno del personale e modalità di saluto nei confronti di autorità e sindaco, non solo in occasione della prossima fiera campionaria». Perché nessuno possa dire di non aver capito bene, il regolamento è molto specifico. I dipendenti devono salutare le autorità «anche alzandosi in piedi, se si trovano seduti». I vigili sono tenuti al saluto militare. Quanto alla formula di cortesia, fino a nuovo ordine bisognerà «dire buongiorno», a meno che non ci si trovi «nelle ore post-meridiane, nel qual caso bisognerà dire buonasera». E se qualcuno pensa alla solita circolare inutile, l’autorità avverte: «Ogni violazione di tali disposizioni potrebbe costituire illecito disciplinare».
Peccato, un vero peccato che la circolare non sia uscita un paio di settimane prima, esattamente il 1° aprile: avrebbe avuto la giusta accoglienza, adeguata al genere mai tramontato dello scherzone ittico. Purtroppo è tremendamente seria. Anche il sospetto che sia una pura trovata pubblicitaria, una delle tantissime che i nostri borghi sono ormai disposti a escogitare per attirare in piazza un corteo di telecamere nazionali, è un sospetto decisamente infondato. Subito intervistato dalle suddette troupe televisive, il segretario in persona non esita a difendere davanti alla nazione il senso e la natura del suo provvedimento. Ne è fiero.
Salutiamo dunque con una punta di tenerezza il grande ritorno: dopo «Anima mia» e la minigonna, ricompare dagli scatoloni della nostra storia domestica il glorioso e polivalente «lei non sa chi sono io». Credevamo fosse sepolto sotto quattro dita di polvere. Credevamo fosse cancellato da una popolazione che ormai non si alza più dalla sedia nemmeno per lasciare il posto ai centenari con il Parkinson o alle signore gravide in procinto di rompere le acque. Credevamo fosse maciullato da giovani generazioni che mai si sognerebbero di alzarsi quando entra in classe il professore, o anche il bidello (perché no). Siamo nel tempo in cui la signora bene alza il dito medio quando si prova a far notare che il semaforo è verde da mezzo minuto, vedesse lei se ripartire o accostare per finire la telefonata alla Mariuccia. Siamo nell’Italia dei parlamentari che sventolano fette di mortadella in aula, degli automobilisti che scippano i posteggi a colpi di cric, delle affascinanti veline che si mandano affancumulo nei programmi per famiglie e dei trequartisti miliardari che si sputano per un fallo un po’ così.
In questa precisa Italia, lungo una valle di mezza montagna, succederà adesso che un’impiegata madre di famiglia, magari pure nonna con la sciatalgia, debba alzarsi in piedi quando passa il sindaco, il quarantenne Emanuele Vezzola. A ciascuno la sua emergenza: Grecia e Spagna hanno l’incubo default, noi dobbiamo risolvere questa priorità negli uffici comunali, dove magari non ci sono i soldi per le fotocopie, ma gli impiegati si alzano in piedi e i vigili salutano come rangers.


Annotazione doverosa: la giunta che comanda a Gavardo è sostenuta da Pdl e Lega. Come si vede, siamo pienamente nel solco dell’attuale congiuntura politica. Anche a Gavardo, sull’esempio di Roma, stanno facendo di tutto per dare una robusta mano a queste povere opposizioni in difficoltà.

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