Li chiamano digital natives. Sono i bambini e gli adolescenti cresciuti a pane e tecnologia, quelli che hanno sempre il cellulare in mano e con i genitori parlano via mail. Spesso è difficile capirli, quasi impossibile riuscire a comunicare. Per aiutare educatori e insegnanti ad instaurare un rapporto con questi ragazzi e a prevenire forme di bullismo il Comune, in sinergia con luniversità Cattolica del Sacro Cuore e lassociazione Amico Charly, ha progettato due specifici corsi di formazione. «Entrambi partiranno a settembre - ha precisato lassessore alla Famiglia Mariolina Moioli - ma ci tenevamo a presentarli subito perché è importante metterli a disposizione della città».
Il primo percorso, «Ipod, you Tube... e noi?», sarà destinato alla conoscenza della cittadinanza digitale. «Avrà un carattere laboratoriale - ha spiegato Pier Cesare Rivoltella, docente di Tecnologie dellistruzione e dellapprendimento in Cattolica - perché vogliamo mettere gli adulti nei panni degli adolescenti». Dal controllo al governo, perché «controllare è più facile, ma governare è più educativo». Da una parte gli adulti, dallaltra i ragazzi che saranno guidati allutilizzo e alla selezione dei contenuti web. «Ci siamo resi conto - continua Rivoltella - che il cellulare è una realtà integrata con la vita quotidiana dei nostri figli, che ormai producono attraverso i media». Prodotti di cui spesso i genitori non conoscono lesistenza, «perché non hanno gli strumenti - continua lassessore - e rischiano di agire in modo antiquato». La tecnologia, invece, «deve essere girata a favore degli educatori», ha precisato Renata Viganò, ordinaria di pedagogia sperimentale alluniversità Cattolica.
Il secondo laboratorio si chiamerà «Star bene insieme: si può» e mira a proporre il volontariato come risorsa contro il bullismo e il disagio dei giovani. I destinatari di questo percorso saranno i volontari che già operano nel settore, o che intendono farlo. «Cè più volontariato nella scuola di quanto si pensi - rassicura Viganò - da unultima indagine sembra che in Italia una scuola su nove abbia allattivo progetti di questo tipo». Studenti universitari e quelli dellultimo biennio della scuola secondaria superiore, ma non solo. Questo percorso sarà destinato anche a insegnanti e educatori che operano nel campo del disagio minorile e giovanile. «Ci siamo chiesti - racconta la Moioli - come possiamo far scoprire ai nostri figli la bellezza di aiutare gli altri?».
I percorsi, per i quali il Comune ha stanziato 50mila euro, partiranno dunque a settembre ed accoglieranno 400 tra insegnati, educatori, genitori e studenti. «Si tratta di iniziative mirate al coinvolgimento della famiglia e della scuola, per aiutare a trovare una risposta alle nuove esigenze dei nostri ragazzi». Lassessore non ama parlare di bullismo, perché preferisce non farsi prendere dalluso di «parole troppo di moda». Ma il problema esiste e riguarda il disagio e la devianza di molti ragazzi. Come riconoscere questi fenomeni? La prefettura di Milano ha istituito unapposita Commissione di studio che ha redatto un documento per richiamare lattenzione dellopinione pubblica sullemergenza.
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