Incontro al vertice in procura tra il pm Maurizio Ascione, tre investigatori della omicidi e l’avvocato Luciano Brambilla in vista di una ormai sempre più probabile, e vicina, riapertura del caso Capelletti, ucciso da una coltellata al cuore 13 anni fa. Una morte archiviata come suicidio, nonostante le molte incongruenze, per la quale venne a lungo sospettato Alessandro Cozzi. Lo stesso uomo che il 29 marzo ha crivellato di coltellate l’amico e socio in affari Ettore Vitiello. Con moltissime e inquietanti analogie tra i due casi.
Cozzi, 53 anni, è un personaggio piuttosto noto al grande pubblico televisivo, avendo condotto insieme alla psicoterapeuta Maria Rita Parsi «Diario di famiglia», in onda per sette anni sui canali Rai. Laureato in Lettere, si occupa di formazione e per questo aveva fondato una propria società, con la quale aveva recentemente promosso una serie di corsi e incassato 34mila euro dalla Regione. Per realizzarli si era associato a Vitiello, 57 anni, titolare dell’Agenzia per la Formazione e il Lavoro, a cui però tardava a versare la metà dei contributi pubblici. E alle sue continue richieste di saldo, la sera del 29 marzo reagì uccidendolo con 30 coltellate, molte alla schiena.
E sempre Cozzi fu al centro anche della tragica morte di Alfredo Capelletti, 49 anni, ucciso con un unico fendente al cuore il pomeriggio di domenica 13 settembre 1998 nel suo ufficio, in via Malpighi 4. All’epoca Cozzi era consulente della sua agenzia di formazione, prima analogia, ma era stato accusato di comportamenti scorretti, sottrazione di documenti e concorrenza illecita, per cui sarebbe stato presto messo alla porta. Seconda analogia. Quel pomeriggio Cozzi andò a prendere la vittima a casa per un chiarimento, terminato il quale Capelletti fu trovato senza vita, ucciso da una coltellate. Terza analogia. Un solo fendente al cuore, senza i consueti «colpi di assaggio», inferto con la mano destra dopo di che avrebbe estratto la lama con la sinistra. Difficile da credere, visto che Capelletti era stato appena colpito da ischemia e aveva la parte destra semiparalizzata. Nonostante gli sforzi della Mobile, non si riuscì a trovare prove contro il conduttore Rai e la morte fu archiviata come suicidio.
Per 13 anni dunque il caso rimase sepolto negli archivi della Procura e della Questura, fino all’omicidio del 29 marzo. Per questo Luciano Brambilla, legale di Maria Pia Capelletti, 60 anni, e dei figli Alessandro, 37, ed Elisabetta, 34, ha ottenuto un incontro con il pm della vicenda Vitiello per chiedere la riapertura del caso. Brambilla l’altra mattina è salito a Palazzo di Giustizia dove ha trovato anche il dirigente e due ispettori della sezione omicidi della mobile. Gli investigatori sono rimasti una ventina di minuti a colloquio riservato con il pm, dopo di che è entrato anche il legale. Brambilla ha spiegato le ragioni della famiglia, sottolineando le tante incongruenze, non solo nella dinamica della morte ma anche rispetto alla personalità di Capelletti che mai avrebbe potuto togliersi la vita: era infatti un fervente cattolico e stava passando un ottimo periodo professionale e personale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.