E la Farnesina tesse la tela

da Roma

Sarà la «sindrome Melandri» (ricorderete la ministra in lacrime dopo aver incassato la bocciatura degli europei di calcio nel 2012), sarà che Milano è un «bene comune», ma la Farnersina ce la sta mettendo tutta per conquistare al capoluogo lombardo l’Esposizione universale del 2015. Il sindaco Letizia Moratti e il governatore Roberto Formigoni son pronti alla sfida per uguagliare la Torre Eiffel di Parigi e l’Atomium di Bruxelles che ricordano le rispettive esposizioni universali. L’appuntamento è a marzo dell’anno prossimo a Parigi, quando l’assemblea del Bureau International des Expositions sceglierà tra le due città candidate ad ospitare la manifestazione del 2015, appunto Milano e Smirne. Nel frattempo lavorano in perfetto accordo col presidente della provincia Filippo Penati e col ministero degli Esteri, per raccogliere simpatie e consensi in tutto il mondo. E la Farnesina è impegnata al massimo, in questo lavoro.
Diciamolo chiaramente: si tratta di rastrellare voti. Smirne, tra le più belle città turche sulla costa mediterranea, non è affatto una concorrente poco temibile. Dunque bisogna darsi da fare. La delega governativa per questo incarico è stata affidata al sottosegretario Bobo Craxi, milanese e in ottimi rapporti con le autorità lombarde; coordinatore generale è l’ambasciatore Claudio Moreno. Sono 102 i paesi membri del Bie, dove vige il principio di «ogni testa un voto»: così St. Kitts and Nevis o Malta, pesano quanto Australia e Russia. Dunque bisogna girarseli tutti, parlare con ogni governo cercando di convincerlo a votare per Milano, se vuoi ottenere a marzo la maggioranza dei consensi. Tant’è che Craxi e Moreno hanno già fatto visita a 45 capitali, senza contare quelle europee ove i contatti sono più semplici.
Posti quasi dimenticati: passi per il Canada o la Malaysia, ma i due son volati sino in Suriname e alle Grenadine, ad Antigua, nello Yemen e ad Haiti, completando più volte il giro del mondo. Hanno fatto pellegrinaggio in capitali ove da vent’anni e più non si affacciava un rappresentante del governo italiano. «Ricordano Craxi e Andreotti, ce ne parlano con ammirazione, e per loro l’Italia è ancora quella», racconta Bobo ben felice di potersi presentare come il figlio di Bettino, oltre che rappresentante del nostro governo. Se e quanto sono produttive queste visite, insomma quanti voti hanno conquistato per l’Esposizione universale a Milano? «Abbiamo coperto circa la metà dei paesi», risponde Moreno elogiando il «contributo essenziale» delle ambasciate, «e contiamo di arrivare al 90% entro febbraio». Ma ce la farete? «Sinora abbiamo raccolto risposte incoraggianti, che alimentano un cauto ma fondato ottimismo».
Milano dovrebbe farcela. Anche perché, oltre ai pellegrinaggi di Craxi e Moreno, l’Esposizione del 2015 sta nell’agenda del ministro Massimo D’Alema, che ad ogni visita di Stato perora anche questa causa. Il sottosegretario e l’ambasciatore poi, lavorano in tandem con la Moratti che in alcuni casi partecipa ai viaggi, spesso manda un assessore, talvolta volano anche Penati e Formigoni. Per propagandare l’immagine di Milano, han portato in Ghana persino l’orchestra della Scala, in un concerto che ha avuto echi in tutta l’Africa. Ma basta la cortesia, per catturare un voto? In una piccola nazione dove non si fa mai vedere nessuno, talvolta sì.

Però, Craxi e Moreno a mani vuote non si presentano mai: vanno a rivedere e rinfrescare tutti gli accordi, in particolare i capitolati di cooperazione, e registrano i problemi degli interlocutori. Stan facendo campagna elettorale, del resto. E quando non hanno proprio nulla da offrire, c’è sempre qualche borsa di studio disponibile nelle nostre università.

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