E Fede va alla guerra

RomaCostumi e record, un binomio indissolubile. In principio fu l’australiano Ian Thorpe alle Olimpiadi di Sydney 2000 con il total body. Fino al 2007 tutto liscio con tempi ancora «normali», poi l’exploit di primati e una pioggia di record anche al mondiale di Roma. E conseguenti polemiche sui costumi di terza generazione, da ieri messi al bando fuorilegge dalla Federazione internazionale. La polemica, già lanciata sul Giornale da Filippo Magnini, che con il ritorno al passato vorrebbe anche la cancellazione dei record (ipotesi già scartata in maniera perentoria dalla Fina), è fatta propria da Federica Pellegrini. In batteria la campionessa ha nuotato con il “Mizuno”, suo sponsor personale in risposta a una pagina di pubblicità comparsa su un quotidiano sportivo in cui la Jaked, fornitore della nazionale azzurra, parlava del record del mondo fatto dalla veneta con il body dell’azienda italiana. «Dopo la vittoria voglio mandare un messaggio – le parole della neo campionessa mondiale dei 400 stile libero, indicando il marchio del costume - questo e solo questo è il mio sponsor». Risultato: sesto tempo di qualificazione e passaggio molto “comodo” alla semifinale con un mediocre 1’57’’22. «Dovevo fare una gara controllata, non c’era bisogno di fare il cambio di ritmo – la successiva frase più conciliante di Federica -. Anche se Alberto (Castagnetti, ndr) si è un po’ incacchiato…».
Nel pomeriggio, il “Mizuno” sparisce e la Pellegrini ha indosso il Jaked, con il nome cancellato come già era successo ai Giochi del Mediterraneo, costume creato appositamente per la Federazione italiana. Ed è stata un’altra musica. Gara più veloce della veneta, comunque scesa in acqua più determinata, e nono primato del mondo personale con un altro muro, quello del minuto e cinquantaquattro secondi, frantumato. «Indossare il nostro costume e coprire il marchio non è il massimo per noi – dice il presidente di Jaked Francesco Fabbrica – ma l’abbiamo lasciata libera di scegliere. E non applicheremo nessuna penale (circa 2.500 euro, ndr), qui a Roma di costumi della nostra azienda addosso agli atleti se ne vedono tantissimi. La pagina pubblicitaria non voleva essere uno sgarro alla Pellegrini, abbiamo fatto lo stesso con Valerio Cleri e Tania Cagnotto. Lei è una grandissima atleta». Vicenda chiusa? Chissà... «Quando anche nel nuoto arrivano polemiche così forti, vuol dire che abbiamo raggiunto dimensioni importanti e siamo diventati un movimento opinion leader», il parere di Paolo Barelli, presidente della Fin e segretario generale della Federazione internazionale che ha confermato la decisione di abolire dal 2010 i costumi hi-tech. «Il materiale del costume dovrà essere solo in tessuto - ha spiegato il direttore esecutivo Marculescu - e dovrà ricoprire gli uomini dalla vita alle ginocchia, e le donne dal collo sempre fino alle ginocchia, con braccia e spalle scoperte».

Ma alcune Federazioni (Australia e Gran Bretagna) hanno inviato una lettera alla Fina chiedendo un costume unisex. I test di valutazione saranno compiuti tra aprile e maggio in Messico dal professor Anders, poi forse nascerà il nuovo look dei nuotatori.

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