Roma - Freddo, calcolatore, tattico fino al midollo e furbo, il presidente della Camera Fini, ieri nella sempre più consueta veste di leader di partito, è tornato a comiziare. Lo ha fatto attraverso un videomessaggio registrato al mattino e mandato in onda sul web nel pomeriggio, proprio mentre, rivestita la maglia dell’arbitro, dirigeva il traffico dell’Aula di Montecitorio.
Un appello ai suoi supporter ma soprattutto un messaggio diretto al premier che tradisce la paura tremenda di andare alle elezioni. «C’è una destra che è cosciente del grave momento in cui si sta trovando il nostro Paese, un momentoche dev’essere affrontato da tutti all’insegna della massima responsabilità- dice nel video intramezzato dai fiati delle musiche di Morricone, colonna sonora del futurismo- , in primis la responsabilità di chi ha avuto l’onore e l’onere di governare e che deve onorare questo impegno attraverso una agenda di governo». Un messaggio che ha il sapore di supplica verso il Cavaliere: abbandona la linea dura - sembra dire il Fini capo partito - e allontana lo spettro delle urne. Terrore puro che si vada alla conta sulla mozione di sfiducia al governo Berlusconi che potrebbe avere esiti orribili per il leader del Fli: o il governo ottiene la maggioranza nonostante i finiani e per Gianfranco sarebbe una sberla; o il governo non ha la maggioranza ma in questo caso sarà visibile a tutti chi è il killer della legislatura. Della legislatura, non solo dell’esecutivo,posto che le quotazioni del governo tecnico sono in deciso ribasso.
Ecco il motivo vero del videomessaggio, sottolineato anche in serata: «L’interpretazione autentica delle mie parole è facile: tutti, come ha detto il presidente del Consiglio, hanno il dovere della massima responsabilità -dice, non si sa bene se come presidente della Camera o come capo partito- . Vale, ovviamente, per Futuro e libertà, ma in primo luogo vale per il premier, per quel che farà fino al 13 dicembre e per quel che dirà in Parlamento in quell’occasione ». Della serie: non facciamoci, o meglio, non farmi troppo male. Spariti i ruggiti di Mirabello e di Perugia, nel comunicato online Fini sembra pigolare. S’è accorto soltanto adesso che le cose non stanno andando per il verso giusto e che rischia il baratro di una spaccatura interna, di un giudizio degli elettori, di un recinto stretto del terzo polo. Ecco perché, nei cinque minuti del suo sermone, Fini cita una decina di volte la parola «destra». Siamo la «destra», siamo nel «centrodestra», è nata la «destra».
Anche in questa caso pura tattica. Dopo che il suo pubblico ha dimostrato di essere ferocemente antiberlusconiano alla stessa stregua dei dipietristi; dopo che alcuni suoi uomini si sono detti disposti ad andare a braccetto pure con Vendola pur di abbattereil Cavaliere-Sultano, ecco che la mission diventa una sola: far passare il messaggio che lui resta di centrodestra. Il post-Berlusconi, più che l’anti-Berlusconi. Peccato che il timing della fine del berlusconismonon sembri propriocoincidere con quello sognato dal presidente della Camera in versione capo partito. Per cui meglio tirare il freno a mano. Anche perché, nonostante la smentita ufficiale di quanto pubblicato sulGiornaleieri, i segnali dal Colle non sono certo esaltanti per Fini. Il Quirinale, infatti, sembra restio a benedire un eventuale governo tecnico qualora l’asse Pdl-Lega restasse solida sul «o fiducia o elezioni», anche di fronte a una crisi in Parlamento.
In pratica guai grossi per il Fli. Così, mentre l’Italia dei valoriha buon gioco a smascherare il presidente della Camera in versione capo partito perché «Fini ha parlato in politichese puro», il ministro Gianfranco Rotondi punge: «Fini che sottolinea la gravità del momento rappresenta un caso da manuale di pompiere piromane». Il capogruppo pidiellino alla Camera Fabrizio Cicchitto invece analizza amaro: «Forse Fini comincia a capire che Berlusconi è tutt’altro che bollito,che il rapporto con settori cospicui della società italiana rimane solido, che il governo mantiene una cospicua forza in Parlamento e inoltre che cambiare schieramento è una autentica roulette russa».
Ma non per questo Cicchitto cede: «Inoltre - continua - dichiararsi di centrodestra e condurre, come è avvenuto finora, una lotta senza esclusione di colpi contro la più grande
forza politica di centrodestra è una contraddizione grande quando una casa. La situazione è lungi dall’essere chiarita». Casini invece aspetta e ripete come un mantra: «Per me serve un governo di responsabilità ampio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.