Politica

E la Francia chiude le porte per i familiari «sans papiers»

Giro di vite del ministro dell’Interno Sarkozy: «Ricongiungimenti possibili solo se lo straniero può mantenere i parenti»

Alberto Toscano

da Parigi

Mettere fine al «ricongiungimento famigliare facile». Questo è uno degli obiettivi fondamentali della nuova legge francese in materia d'immigrazione, che prende il nome dal ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy. Il 20 luglio il Conseil constitutionnel (equivalente transalpino della nostra Corte costituzionale) ha dato il suo parere favorevole alla «Legge Sarkozy», precedentemente approvata dai due rami del Parlamento. Ormai la Francia volta pagina, nel senso di un maggior rigore sul fronte dell'immigrazione, circostanza che viene vivacemente contestata dai partiti di sinistra e dalle organizzazioni favorevoli alla legalizzazione massiccia dei «sans papiers», ossia degli immigrati in posizione irregolare. La scorsa settimana Sarkozy ha promesso una regolarizzazione parziale dei «sans papiers», soprattutto nel caso di chi abbia bambini iscritti alle scuole francesi, ma ha categoricamente rifiutato l'idea di una sanatoria generalizzata.
Così le polemiche sono furibonde, mentre ci si chiede come concretamente il governo intenda applicare i due punti fondamentali della nuova legge: quello relativo al ricongiungimento famigliare e quello sulla cosiddetta «immigrazione scelta». Il «ministro di ferro» del governo francese ha sottolineato in Parlamento una circostanza secondo lui inaccettabile: la grande maggioranza degli extracomunitari che ottengono un visto di soggiorno in Francia arrivano in base al «ricongiungimento». Non si tratta dunque di lavoratori stranieri che giungono per contribuire allo sviluppo del paese d'accoglienza, ma di mogli (il plurale è d'obbligo perché questo problema è talvolta complicato da quello della poligamia), figli e altri congiunti di lavoratori già precedentemente arrivati. Sarkozy nota come tutte queste persone beneficino del sistema sanitario e di quello di assistenza sociale francese, che distribuisce generose sovvenzioni. Negli anni scorsi alcuni media hanno denunciato situazioni limite, come quella di un capofamiglia poligamo, che rastrella introiti considerevoli grazie alle sovvenzioni di vario genere di cui beneficiano le sue mogli e i suoi numerosi figli. Secondo Sarkozy, sono proprio situazioni del genere a indebolire da un lato il Welfare alla francese e a incoraggiare dall’altro le reazioni xenofobe dell’estrema destra di Jean-Marie Le Pen. Così Sarkozy ha deciso per un «giro di vite» contro il «ricongiungimento facile» che prevede che un immigrato extracomunitario possa essere raggiunto dai propri parenti a condizione di dimostrare di essere in grado di mantenerli. Dunque non si potrà arrivare dall’estero per poi chiedere - il giorno dopo - sovvenzioni allo Stato francese.
L’altro elemento fondamentale della nuova legge francese sull’immigrazione è il passaggio - secondo le parole di Sarkozy - «da un'immigrazione subita a un’immigrazione scelta». Smettere di subire il fenomeno dell'immigrazione significa, secondo il cinquantunenne ministro dell'Interno, imporre ai candidati a un posto di lavoro in Francia di transitare per i consolati, esprimendo le proprie competenze e i propri desideri. Si tratta insomma di utilizzare al meglio il fenomeno migratorio in modo da favorire la crescita economica del Paese d'accoglienza.

Anche su questo i partiti d’opposizione e le organizzazioni dei «sans papiers» sono in lotta aperta contro il ministro dell’Interno, da loro accusato di voler sfruttare gli immigrati e di voler creare una sorta di «immigrazione usa e getta».

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