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E il giorno di Borsellino finisce a fischi

«Fuori la mafia da Milano, fuori la mafia dallo Stato». I grillini dell’associazione «Qui Milano libera» spezzano i toni composti e pacati della cerimonia con cui il Comune di Milano intitola i giardini di via Benedetto Marcello a Falcone e Borsellino, i due magistrati uccisi dalla mafia. E lanciano insulti al ministro Ignazio La Russa e al sindaco Moratti, criticandola per non aver fatto abbastanza contro la mafia e di sottovalutare la presenza della criminalità in città. A Ignazio La Russa viene rivolta l’accusa di voler fermare le indagini contro la mafia attraverso il nuovo ddl sulle intercettazioni. «Per noi Borsellino era un mito quando ancora era in vita - replica lui, presente alla cerimonia ma non in veste ufficiale - e noi parlamentari dell’allora Msi lo votammo come presidente della Repubblica. Il ricordo di Falcone e Borsellino non è solo la celebrazione di un sacrificio fatto ma è un insegnamento per il presente e per il futuro».
«Stragi di mafia e politica, vogliamo verità», insistono i grillini che srotolano uno striscione a caratteri cubitali davanti ai politici. «Una miserrima contestazione del tutto fuori luogo - commenta il vicesindaco Riccardo De Corato -. È patetico che si cerchino delle pretestuose polemiche proprio di fronte a un governo che contro la mafia sta conseguendo risultati a colpi di arresti record anche nella nostra città». E per quanto riguarda Milano, il Comune si è impegnato a combattere la presenza della mafia negli appalti: 400 imprese che avevano cercato di fare cartello sono state escluse dalle gare pubbliche, segnalate alla magistratura e quasi tutte condannate.
«Ricordare i giudici Falcone e Borsellino - risponde ai contestatori il sindaco Moratti durante l’inaugurazione della targa ai giardini - significa scegliere la strada della legalità, significa combattere la violenza e la criminalità».
Intanto il Pd torna a chiedere una commissione antimafia e anti ’ndrangheta.

«Crediamo che la lotta alle organizzazioni criminali debba svilupparsi anche grazie al protagonismo delle istituzioni locali. Con lo stesso spirito - sostiene il capogruppo Pd a Palazzo Marino Pierfrancesco Majorino - rivolgiamo un appello ai consiglieri e rappresentanti del Comune chiamati in causa nelle indagini: spieghino o si dimettano».

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