E i colonnelli chiedono impegni scritti all’Udc

Maroni e Calderoli: «Sì alla nuova Cdl ma vogliamo nero su bianco l’appoggio al voto popolare e al fisco federale. Noi con Prodi? Mai»

da Sestri Levante (Genova)

Dovrà esserci scritto che si farà il federalismo fiscale. Ma nero su bianco dovrà comparire anche l’impegno dell’alleato più riottoso, l’Udc, che «al referendum la devolution va approvata», altro che votare secondo coscienza come ha detto Pier Ferdinando Casini. Il vecchio contratto con la Casa delle libertà «Tfr a parte è stato adempiuto. Se la devolution non fosse stata attuata sarebbe caduto il governo e finita la Cdl» dicono i ministri leghisti al Welfare Roberto Maroni e alle Riforme Roberto Calderoli. Ma per la prossima legislatura bisogna stipularne un altro, «che va rinegoziato ex novo».
Del che cosa dovrà entrarci la Lega Nord ha discusso per due giorni a Sestri Levante, alla scuola politica federale. Risultato: «Il capitolo sulla Padania vogliamo scriverlo noi». Maroni propone un modulo in stile tedesco, una grande coalizione fra i partiti nazionali del Polo e la Lega quale partito territoriale, sul modello Cdu-Csu: «La nuova legge elettorale facilita questa prospettiva». E affida a un paragone calcistico il ruolo che il Carroccio vuole ritagliarsi: «Tratteremo con il tridente Berlusconi-Fini-Casini perché una squadra non può giocare con quattro punte. Ebbene, noi siamo pronti a fare da ispiratori dietro le tre punte, per trasformare il Polo nella nuova Cdl». Non manca un occhio a questo scorcio di fine legislatura, però: «Dò per scontata l’approvazione del Tfr, altrimenti prenderemo contromisure in Finanziaria».
Dai primi di gennaio a metà febbraio la Lega farà «una Lorenzago padana» per definire la piattaforma programmatica da sottoporre agli alleati. «Poi prenderemo una decisione - spiega Maroni -. Noi speriamo in una riedizione della Cdl. Penso convenga a tutti, anche al Polo. Noi abbiamo l’interesse a fare l’accordo ma non possiamo aspettare altre cinque legislature per completare la devolution con la sua parte più importante, il federalismo fiscale che io preferisco chiamare fisco federale».
Di certo, avverte Calderoli: «Scriveremo tutto prima per non avere sorprese, perché io sono abituato che se dico sì è sì, e se dico no è no. Ma c’è qualcuno che oggi dice sì, domani ni, poi ancora sì poi ni». Punto di forza leghista, avverte Maroni, i «segnali che prevedono una prestazione elettorale molto brillante per la Lega: il nostro apporto compenserà l’annunciato calo di voti di Forza Italia, il che comporterà anche equilibri diversi e un nuovo assetto di governo». Perché nuovo governo sarà, assicura, «vinceremo», non foss’altro perché, ironizza da buon milanista, «la sconfitta sarebbe un dramma al pari della Juve che vince il campionato».
Come che sia, la linea è meglio soli che male accompagnati: «Con Prodi? Che tristezza. L’alternativa è che la Lega vada da sola visto quello che il centrosinistra ha detto sulla devolution». Coordinatore della piattaforma e braccio delle trattative sarà Calderoli.

Sperando che le braccia non le spezzi a qualcuno, visto che ieri con uno sguardo di scherno ha svelato il suo segreto: «Io tratto in amicizia e con il sorriso, poi però al mio interlocutore dico “se non fai così ti spacco un braccio”. Ne ho dovuto spezzare uno a tutti». Tranne che a Berlusconi: «Lui è molto simpatico e mi dispiacerebbe».

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