La verità è nei numeri. E i numeri dicono che questa maggioranza è sempre più stabile, votazione dopo votazione. Ieri, per la prima volta dopo la scissione finiana, è tornata a essere qualificata, cioè a quota 316 (315 voti più Berlusconi che non ha votato),il numero che decreta l’autonomia assoluta dall’opposizione. Il progetto del Fli di essere ago della bilancia insieme con Casini e Rutelli è quindi ufficialmente fallito. Nei prossimi giorni, stando alle indiscrezioni, e analizzando presenti- assenti-astenuti del voto di ieri, il vantaggio dovrebbe aumentare ancora. Se il Parlamento perde tempo rispetto ai problemi del Paese non è quindi colpa di una maggioranza che non c’è,come si vuole lasciare intendere, ma di una opposizione che ingolfa le Camere con tentativi di spallata: ben sei voti di fiducia (tali devono essere considerati anche quelli su Bondi e sul caso Ruby di ieri) che sono stati respinti, tutti meno uno con ampio margine.
Bersani e soci se ne dovrebbero fare una ragione:
Berlusconi al massim o è come la torre di Pisa, pende ma non va giù.
Merito suo e della Lega, alleato fedele anche in un momento così
delicato. Bossi è sotto ricatto di Fini che ancora ieri gli ha
proposto lo scambio indecente: tu mi dai Berlusconi, io ti do il
federalismo. Il ricatto è improponibile, e quindi irricevibile, non
soltanto per motivi etici. Il federalismo, Fini lo abolirebbe un
secondo dopo aver ottenuto lo scalpo del premier consumando così
l’ennesimo tradimento della vita dopo quelli del fascismo,
del post fascismo, di Casini, Berlusconi, più in generale degli
elettori. La Lega sarebbe soltanto l’ennesimo bus sul quale il
presidente della Camera salirebbe per farsi trasportare qualche
metro e dal quale scenderebbe la fermata successiva.
La vera
anomalia è che, grazie a meccanismi obsoleti e ingiusti, nelle
commissioni parlamentari (vero motore della legislatura) i finiani
sono ancora in carico alla maggioranza. Sono stati messi in quei posti
con e per la maggioranza ma votano con l’opposizione.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: governo e parlamento decidono una cosa, le commissioni la bocciano, come è successo ieri per il federalismo. Il problema del Paese è questo, non Ruby, non le notti a d Arcore. Rispetto alle quali c’è da aspettarsi, dopo la bocciatura della Camera alla richiesta dei pm milanesi di perquisire gli uffici politici di Berlusconi, un ultimo, disperato tentativo di colpire il premier per via mediatica. Come? Lo sapremo nei prossim i giorni, forse già nelle prossime ore. È questa l’ultima speranza alla quale si stanno aggrappando i guardoni alla Fini e Bersani. I due non hanno voti in parlamento sufficienti a disarcionare il premier, non hanno voti per sperare di vincere eventuali elezioni. Il loro progetto politico è esibire al mondo una chiacchiera tra due ragazze intercettata da spioni di Stato, una foto scattata col telefonino in una casa privata. Su questo pensano di costruire la loro fortuna politica e personale. Un po’ poco per candidarsi a guidare il Paese.
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