Il sole, il mare, l'Acquario, il Bigo. I turisti che sfidano il difficile momento di crisi e affollano l'area del porto antico e lì accanto, come se nulla fosse, un autentico bazar abusivo a cielo aperto. Una distesa di stuoie e teli su cui fanno bella (?) mostra di sé borse, portafogli, giacche e maglioni e oggetti di vario tipo, quasi sempre recanti la griffe di grandi marchi. Metri e metri di merce contraffatta sotto gli occhi di tutti. A cercare di venderla a turisti o residenti di passaggio, in prevalenza giovani africani, ultimo e certamente più indifeso anello di una catena di illegalità diffusa che trova terreno sempre più fertile nella nostra città. Anello debole ma pericolosamente aggressivo. Tanto che se un turista azzarda distrattamente ad orientare la propria macchina fotografica verso di loro anziché verso uno scorcio paesaggistico, immediatamente si trova a dover discutere con chi, nella migliore delle ipotesi, si avvicina chiedendo «Cosa fotografi? Non fare foto».
Il tutto in una delle zone più belle e con più richiamo turistico dellintera città. Non a caso, la zona individuata dal Comune di Genova come luogo deputato per un presidio fisso di polizia, magari anche interforze, per tutelare turisti e residenti, scongiurare il rischio di fenomeni di criminalità, ed evitare il diffondersi della vendita di merce contraffatta. Invece, quello che accade, è che i controlli delle forze dellordine siano sì puntuali ma per nulla costanti, con linevitabile conseguenza che eliminato il problema al termine di un blitz, dopo mezza giornata (o anche meno) tutto ritorni esattamente come prima. Proprio come accade in via Filippo Turati, in linea daria a non più di trenta metri dal Porto Antico. Qui tra risse e ubriachi molesti, il mercatino abusivo, che vede in questa caso principalmente la vendita di oggetti rubati o «prelevati» dagli staccapanni sparsi in città, va avanti da anni. Con buona pace di residenti e commercianti che invocano interventi davvero risolutivi del problema e non solo pattuglioni che vedono la propria utilità venire meno nel giro di poche ore. Senza considerare i problemi pratici, logistici e di sicurezza, di quanti proprio in via Turati parcheggiano la propria automobile nelle aree blu (quindi a pagamento) faticando non poco per uscire dalla zona e dovendo spero subire minacce perché «colpevoli» di interrompere le trattative con il transito delle proprie auto.
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