E ieri altri dodici arrestati: ne avevano più di 2mila chili

Virginia Polizzi

L’aveva detto Piergiorgio Benvenuti. Ma nessuno lo aveva ascoltato. La base dei ricettatori di rame sono alcune baracche abusive sulle sponde del Tevere, all’ombra del ponte di ferro, nel quartiere Ostiense, aveva avvertito il capogruppo di An alla Provincia di Roma. Ma niente. Almeno fino a sabato, quando dopo giorni di pedinamento i carabinieri della stazione Garbatella gli hanno dato ragione e hanno arrestato 12 romeni trovati con più di venti quintali di rame.
Ai romeni, tutti irregolari e senza permesso di soggiorno, sono stati sequestrati anche lettori dvd, smerigliatrici e videoregistratori. Arrestate anche quattro donne che collaboravano con i mariti per la pulizia e il taglio dei cavi di rame che poi venivano rivenduti sul mercato illegale. Il furto di questo materiale, prezioso per lavori di ristrutturazione di edifici in particolare per gli impianti elettrici, aveva assunto negli ultimi mesi una dimensione sempre più allarmante soprattutto ai danni della società Acea e Trambus. Quattro dei dodici romeni fermati, infatti, sono risultati con precedenti specifici proprio per furto di rame. In queste ore gli investigatori stanno cercando di individuare e ricostruire l’intera catena dei ricettatori per chiudere o quanto meno frenare il nuovo fenomeno.
Piergiorgio Benvenuti, dal canto suo, si congratula con il lavoro delle forze dell’ordine e alza il tiro. «Non sono solamente quelle - sottolinea - le attività di chi abita nel quadrante Ostiense-Magliana-Marconi-Garbatella sulle sponde del Tevere. Ve ne sono altre che vanno dall'accattonaggio, al controllo di attività illegali, ai furti nelle abitazioni e nei negozi, sino agli scippi e al controllo della prostituzione».

La proposta del capogruppo di An è allora quella di fare un’indagine complessiva su tutte le attività che extracomunitari e nomadi svolgono all'interno e dall'interno delle baracche abusive sul Tevere e nei campi nomadi presenti nella capitale.

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