E Israele lancia l’allarme: «La guerriglia si rafforza»

Il governo accusa le istituzioni internazionali: «Bisogna presidiare i confini con la Siria»

da Gerusalemme

Israele è irritata oltre che allarmata dall’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti di Hezbollah. Ieri il ministro della Difesa Amir Peretz ha detto a chiare lettere che l’assenza di organismi internazionali nella ricostruzione del Libano sta permettendo a Hezbollah di conquistare ancora più potere nel Paese. Peretz, durante il Consiglio dei ministri a Gerusalemme, ha ricordato che il «Partito di Dio» sta operando sul territorio con l’aiuto iraniano e concentra i propri sforzi nel sostegno ai civili, per esempio offrendo 12mila dollari a ogni famiglia la cui casa sia stata danneggiata dagli attacchi israeliani durante la guerra.
Ma le accuse israeliane non si fermano qui. Il ministro della Difesa ha affermato anche che Israele si attende che la forza multinazionale assuma il controllo dei confini libanesi per impedire i rifornimenti di armi a Hezbollah. Un compito che per ora è affidato all’esercito libanese con l’assistenza dell’Unifil, visto che il segretario dell’Onu Kofi Annan, dopo le minacce di Damasco, ha deciso che i Caschi blu non saranno dispiegati alla frontiera siriana.
Peretz ha annunciato anche che Israele ha deciso di mantenere il blocco marittimo e aereo dei confini libanesi. «Le forze israeliane - ha aggiunto - resteranno nel Libano Sud, vicino al confine, fino all’arrivo dell’Esercito nazionale libanese e dei Caschi blu dell’Onu». I soldati israeliani occupano ancora nove diverse postazioni nel sud del Libano. E Beirut è furiosa: «È una sfida alla comunità internazionale», ha denunciato il ministro dell’Informazione libanese, Ghazi Aridi, secondo il quale il blocco aeronavale israeliano è un’aperta violazione della risoluzione 1701 dell’Onu.
Nel corso della riunione di governo, il vicepremier israeliano Shimon Peres ha detto che il Paese ha bisogno di sviluppare «nuove armi per accrescere il suo deterrente contro il terrorismo». Una possibile strada da percorrere, secondo Peres, è lo sviluppo e l’impiego delle «nano-tecnologie» in ambito militare. Il vicepremier ha anche messo in guardia contro il pericolo che «l’Iran possa mettere al servizio di organizzazioni terroristiche le conoscenze acquisite nell’ambito della tecnologia nucleare».
Il governo, nel frattempo, ha chiesto a esperti finanziari di calcolare il costo della guerra in Libano e di fare un bilancio preventivo per la preparazione dell’esercito a una nuova eventuale fase nel conflitto.

Secondo il quotidiano Haaretz, gli ufficiali della Difesa parlano di un totale di 30 miliardi di shekel (6,9 miliardi di dollari) nei prossimi due anni, necessari a ripristinare l’arsenale militare e a sviluppare nuove armi. Questa cifra andrebbe ad aggiungersi al budget annuale per la difesa, che attualmente è di 10,5 miliardi di dollari.

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