È brutto parlare di soldi quando ci sono di mezzo i bambini. Ma ecco la cruda realtà: le coppie fertili rinviano paternità e maternità per colpa della crisi che le strozza, le coppie sterili accantonano l’idea di adottare un bambino sempre per lo stesso motivo: mancanza di soldi. Così il nostro Paese, sempre più vecchio, rinuncia a ringiovanirsi. Prendiamo il pianeta adozioni. A sentire le testimonianze di genitori adottivi, ti passa la voglia di metterti in coda per cominciare la trafila. Anni di attesa (minimo tre) e soldi, tanti soldi da spendere. Per coccolare un bambino bisognoso, alla fin fine, servono un bel 20mila euro. Una cifra che viene confermata anche da Attilio Gugiatti, del Cergas Bocconi. «Il percorso completo, contando anche i costi esteri, può superare facilmente i 20 mila euro» ammette il ricercatore di uno studio che ha messo a nudo l’altra faccia delle adozioni internazionali. Le spese sono così alte che Gugiatti lancia una proposta: «La Commissione della presidenza del Consiglio dei ministri e gli enti autorizzati che si occupano di seguire il percorso pre e post adozione, dovrebbero attivarsi presso il sistema creditizio per aumentare il numero delle iniziative di concessione di linee di credito specifiche per le famiglie adottive».
Insomma, bisognerebbe concedere dei mutui ad hoc per trasformare in realtà il sogno di un’adozione. Nel concreto, sembra che l’adozione sia diventata una cosa da ricchi, i meno facoltosi rinunciano e i numeri rilevano una crisi - se così si può chiamare - del settore. Nel 2011 le adozioni internazionali nel nostro Paese subiscono una battuta d’arresto. L’Istituto Ricerca Sociale (Irs) ha preso ad esempio i dati relativi all’attività degli enti Cea. Mentre l’anno scorso sono stati adottati 93 bambini, quest’anno la quota è ferma a 82, la stessa del 2009. «Una lieve flessione, non un tracollo», precisa il ricercatore Sergio Pasquinelli. Ma intanto anche i costi fissi sostenuti dagli enti per le procedure adottive - assistenza alle coppie, legale e fiscale, servizi procedurali essenziali e supplementari - sono aumentati: nel 2010 la stima è di circa 11mila per ogni adozione, mentre nel 2009 il costo non superava i 9 mila euro. Un incremento di oltre il 20%. Adottare costa di più, dunque. Ma è tutta colpa della crisi? «In parte sì» afferma sconfortato Pasquinelli. Tutto è più caro, tutto lievita, costi fissi compresi. E lo si capisce dal bilancio in rosso degli enti delegati a far da tramite con i paesi di origine dei bambini da adottare. «Attualmente le spese per la parte- Italia richiesti alle famiglie fissate dalla legge superano i 4mila euro - spiega Gugiatti - ma in realtà ogni ente ne spende dai 5.800 agli 8.400 con una media di 7.500».
Dunque queste associazioni lavorano in perdita. E allora come fanno a rientrare dei costi maggiori sostenuti rispetto a quanto viene chiesto alle coppie? «La loro sostenibilità economica è a rischio – avverte Gugiatti - devono fare sempre più ricorso al volontariato, utilizzando personale meno qualificato, specializzarsi su pochi paesi, trovare finanziamenti attraverso attività di cooperazione internazionale e grazie alle donazioni». Insomma, se scarseggiano le sovvenzioni, la qualità di questo delicato lavoro di mediazione è a rischio. Un problema non da poco per un paese come l’Italia che adotta circa 4mila bambini all’anno attraverso 65 enti autorizzati.
Troppi per il Cergas Bocconi che suggerisce una sforbiciata agli enti per allinearsi agli altri paesi Ue e invoca la necessità di un organismo pubblico che operi sull’intero territorio nazionale, sul tipo dell’agenzia Afa francese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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