E l’euroburocrate disse: «Ma la facciano light»

La vittoria della burocrazia è questa: riuscire a etichettare ogni cosa. È come mettere la targa su ogni cibo, bevanda, golosità, l'euro-controllo parte da qui. È la sindrome della governante che deve sistemare, pulire, ordinare; l'Europa è diventata così: deve regolamentare tutto. Dalle telline alla Nutella. Sì. Nel mirino della nostra governante europea è finita anche la Nutella. Colpa dei suoi zuccheri, dei suoi grassi cattivi. Non importa se è buona, il punto, dicono, è che fa male. Quello che è successo a Strasburgo nasce tutto da qui, da questa furia etichettatrice, dal voler controllare anche le calorie che mangia l’eurocittadino.
Quando arriva la notizia in Italia gli animi si scaldano. Si rincorrono voci, golosi indignati cercano rassicurazioni. Dall'altra parte su, al nord, le risposte sono più fredde, distaccate. Dall'Unione europea il portavoce risponde e ripete: «No panic. Nessuno vuole proibire la Nutella. Semplicemente la Commissione deve fissare i profili nutrizionali. A tutti piace la Nutella, io stesso la mangio ma dopo vado in palestra. Ecco l’Ue deve impedire messaggi pubblicitari che confondano il consumatore».
È la trasparenza ad ogni costo, con l'idea su, al nord che tutto deve essere spiegato, identificato, fatto notare. Un manuale per l’uso da estendere a tutto. «Ma attenzione, noi non abbiamo mai voluto prendercela con la Ferrero. La Nutella entra nel discorso perché supera i parametri, non perché uno di noi nella Commissione abbia fatto riferimento alla Nutella». Il loro obbiettivo è la pubblicità: «I messaggi che arrivano ai consumatori sono spesso fuorvianti. Certi alimenti non possono mandare messaggi benefici perché questo è scorretto».
È questa la logica dell'Europa. Bianco o nero, e la Nutella è nero. Non si sfugge. La pubblicità dei campioni che spalmano allegramente Nutella e la consigliano a tutti diventerà fuori legge. Sono le abitudini dei cittadini che devono cambiare, la mamma deve sapere quanti zuccheri e grassi si nascondono dietro una merenda a base di Nutella. E i depressi di tutto il mondo anche: devono sapere che quando cercano confronto nella Nutella corrono incontro a rischi per la salute. «Non vogliamo più vedere i giocatori che fanno pubblicità e dicono in coro che mangiarla fa bene». E allora viene da chiedersi se la trasparenza non diventa invadenza, se questa frenesia nel rendere evidente e palese tutto non sia piuttosto un'intromissione. «Il cittadino deve essere informato» è questa l'ossessione salutista dei commissari. «Ma perché poi vengono sempre fuori solo le notizie negative? Alcuni volevano mettere un semaforo rosso sulle etichette dei prodotti "cattivi", ma la commissione ha bocciato la proposta. Non è giusto demonizzare i prodotti, anche se sono dolci. L’unica cosa che chiediamo p di regolamentare i messaggi salutisti». «Semplice, possono dire che è buona ma non che è sana». La burocrazia dell'etichetta non perdona e arriva anche ad Alba. E il prossimo passo? «Noi non abbiamo una black list, ma solo dei parametri da far rispettare. Quello che non possiamo permettere è che un prodotto che supera in termini di grassi o di zuccheri o di sale venga pubblicizzato come benefico per la salute. No. I prodotti che fanno bene non possono essere confusi con i prodotti che sono buoni, che piacciono». Il bene è sacro, il piacere dannato.

Che fare? La soluzione arriva direttamente dagli euroburocrati: «E se si riuscisse a fare una Nutella light? Non sarebbe meglio per tutti? Così noi non avremmo niente in contrario con gli spot che pubblicizzano la Nutella. I parametri sarebbero rispettati». Non hanno capito. Che orrore la Nutella light.

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