E l’Europa lancia l’allarme

E l’Europa lancia l’allarme

da Roma

E adesso? La preoccupazione diventa esponenziale a Bruxelles dove Commissione e Parlamento Europeo si aspettavano che le urne tedesche sbloccassero lo stallo derivante dal combinato disposto dei «no» alla Costituzione franco-olandese e dal fallimento del vertice di giugno sul bilancio 2006-2013.
«La Germania dovrà trovare presto un Cancelliere, per il bene suo e quello dell’Europa, altrimenti la Ue potrebbe restare nella fase di crisi che sta attraversando dalla scorsa primavera...», il grido d’allarme che ha fatto risuonare ieri Josè Manuel Durao Barroso. Accompagnandolo dalla constatazione secondo cui «visto che la Germania è la locomotiva d’Europa, sarà difficile riprendersi senza che essa dispieghi il proprio dinamismo». L’auspicio è lo stesso di Londra. Anche Blair aveva tergiversato in attesa del risultato delle elezioni tedesche facendo sapere che il suo piano di rilancio (bilancio comunitario e superamento dei problemi derivanti dalla bocciatura della Costituzione) avrebbe visto la luce solo verso la fine del semestre inglese, in novembre.
Invece adesso si fa tutto più difficile a cominciare dall’apertura delle trattative (3 ottobre) per l’ingresso della Turchia nell’Unione. Ankara ieri ha esultato per la mancata vittoria della Merkel, visto che la Cdu si era espressa più volte solo per un accordo privilegiato coi turchi, scartando l’adesione. Ma in realtà la mancanza di un governo a Berlino può rendere ancora più difficile il negoziato, visto che anche altri paesi, a cominciare dalla Francia, storcono il naso. Di dossier aperti poi, ce ne sono parecchi altri che da tempo reclamano una soluzione: c’è la revisione della direttiva Bolkenstein - che garantisce alle aziende di servizi libera attività in tutti e 25 i paesi dell’Unione secondo le proprie regole statuali - alla quale si deve la bocciatura francese del referendum. C’è, ancora, la regolamentazione del settore chimico che non potrà essere varata senza il parere di un paese, la Germania, che è di gran lunga il più interessato al comparto. E c’è, naturalmente, la questione del bilancio.
Gli sherpa di Blair, a quel che si sa, avrebbero cominciato a metter mano alle ipotesi di modifica. Ma le voci che giungono da Londra sono poco incoraggianti per una mediazione. Tagli all’agricoltura e all’obiettivo competitività (ex-obiettivo 2) penalizzerebbero francesi, italiani, tedeschi (specie l’ex-est), spagnoli e portoghesi. Difficile una intesa. E la mancanza di un governo stabile a Berlino, complica vieppiù le trattative.

«A nome della commissione faccio appello ai dirigenti tedeschi affinchè trovino una soluzione stabile al più presto possibile», ha implorato Barroso. Consapevole evidentemente che lo stallo tedesco possa ricadere pesantemente proprio sulla Ue. Che dai referendum e dal Consiglio Europeo vive ormai attaccata ad una bombola d’ossigeno.

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