Gianandrea Zagato
Entra in scena anche Antonio Di Pietro. E rilancia lequazione cofferatiana «legge e ordine» come leit motiv del centrosinistra allassalto di Palazzo Marino. Uguaglianza ben vestita da Bruno Ferrante perché «in lui vediamo il futuro della città» dice lex pm dellex prefetto. «LItalia dei Valori appoggia quindi Ferrante alle primarie dellUnione e poi alle amministrative».
Ma Di Pietro si spinge oltre: «Voglio spiegare perché diciamo sì allex prefetto piuttosto che scegliere Dario Fo che rispettiamo per la sua storia personale e per limpegno: Milano ha bisogno di una persona che conosca la macchina burocratica, il meccanismo e il funzionamento delle Istituzioni». Messaggio indispensabile: infatti, lItalia dei Valori vuole entrare nella lista unica che è soluzione di visibilità. Quella lista unitaria a cui Di Pietro garantisce «di essere presenza significativa sul fronte della legalità» perché «quando si parla di legalità non bisogna mai abbassare la guardia». Uscita che arriva allindomani della nota in tema firmata dal diessino Franco Mirabelli, «la lista unitaria non si deve fare per opportunismo, è un errore farla diventare oggetto di polemica perché deve unire e non dividere». Passaggio dipietresco che riconferma la visione del terzo candidato, Davide Corritore: «Le primarie rischiano di diventare una marcia del pensiero unico e non una prova di democrazia partecipata». Già, le primarie «della Bulgaria e non della libera città di Milano» mentre Ferrante anche senza un programma elettorale già lavora alla sua squadra.
Nellufficio di via Cornaggia si rifà il look al candidato, che non solo divora ogni riga della rassegna stampa ma legge con attenzione i sondaggi che misurano la reazione dei milanesi alla sua discesa in campo, pure sulla sua scelta di marciare in corteo contro la Finanziaria. E, perché no, anche sul «sì» incassato da Di Pietro perché tra Ferrante e Cofferati non cè differenza. Anzi, no, il primo occupava le prefetture.
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