E l’Inghilterra delusa riparte in McLaren

La panchina passa al vice di Eriksson Felipe Scolari si candida per il futuro

Andrea Rossi

Scorie da eliminazione. Scorie da mondiale. Il repertorio è quasi sempre identico: allenatori che saltano, giocatori che si fanno da parte, stampa che lancia bordate. Vale anche per l’Inghilterra. Il giorno dopo l’uscita di scena è tempo di processi. Delusione e frustrazione per il flop di quella che veniva considerata una delle migliori generazioni del calcio inglese. E sul banco degli imputati finisce ovviamente lui, Sven Goran Eriksson, il tecnico mai amato e ultimamente detestato. «È la fine dell'imbarazzo», scrivono i giornali britannici, commentando un divorzio annunciato da tempo. Piangono in Inghilterra, per l’ennesima avventura finita con l’amaro in bocca. Ma piangono pure a Baden Baden, da ieri orfana dei sudditi di Sua Maestà. Nella cittadina sede del quartier generale britannico, ristoratori e negozianti sono in lutto per l’addio delle Wags (wives and girlfriends) ovvero moglie e fidanzate al seguito della truppa di Eriksson. Shopping, feste, champagne a fiumi e affari alle stelle: ci avevano preso gusto. Invece, ieri, Rooney e compagni se ne sono andati. Un addio con il botto. Ci ha pensato David Beckham, annunciando che non sarà più capitano ed è un po’ come fare un passo indietro, segnare la fine di un ciclo durato sei anni. «Indossare la fascia della nazionale è stato il più grande onore della mia carriera, un sogno che avevo fin da bambino», ha detto ieri leggendo un foglietto scritto durante la notte. Giocherà ancora in nazionale ma toccherà a Steve McLaren sceglierne il successore. Già, perchè il nuovo ct, almeno all’inizio, dovrebbe essere lui, il vice di Eriksson. A dire il vero, era come se il passaggio di consegne fosse già avvenuto: lo svedese con la valigia pronta seduto in panchina, il suo secondo sempre in piedi a sgolarsi. Ora il momento dell’addio è giunto davvero. E c’è da giurare che pochi rimpiangeranno l’ex tecnico della Lazio. Cinque anni turbolenti, tra scandali rosa, gaffe, contratti faraonici e risultati al di sotto delle aspettative. A Londra non vedevano l’ora che si levasse di torno. E lui aveva già deciso di accontentarli, con due anni d’anticipo sulla scedenza del contratto e 24 milioni di sterline in saccoccia. Se ne va con 40 vittorie in 67 partite e solo tre sconfitte, rigori esclusi, ma dopo aver steccato i grandi appuntamenti. Mondiali di Giappone e Corea, europei in Portogallo, mondiali di Germania: tre eliminazioni ai quarti di finale e un gioco mai convincente. Se ne va dopo essere stato bastonato ancora una volta da Felipe Scolari, la sua bestia nera, l’artefice di tutti i dispiaceri sportivi inflitti negli ultimi quattro anni ai Leoni d’Inghilterra. Ironia della sorte, proprio «Big Phil», come lo chiamano in patria, potrebbe prendere il posto dello svedese. «Non lo escludo», ha affermato alla vigilia della sfida con gli inglesi. «Ho un contratto con la federazione portoghese che scade il 31 luglio.

Ci sono le condizioni per il rinnovo, però decideremo a fine mondiale. Dovesse poi arrivarmi una chiamata da oltre Manica, se ne potrebbe parlare...». E agli inglesi potrebbe anche non dispiacere. Non ne possono più di trovarselo contro.

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