E l’opposizione specula sull’inchiesta: stop al decreto sulla Protezione civile

RomaRinunciare subito al decreto di riorganizzazione della Protezione civile, appena approvato dal Senato ed atteso la prossima settimana alla Camera.
Guido Bertolaso è indagato, dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e dunque è ovvio che un fatto tanto grave obblighi la maggioranza a fermarsi ed a «riconsiderare le procedure» in modo che sul decreto il legislatore «prenda decisioni molto attente».
Lo segue a ruota il presidente del Pd, Dario Franceschini. Visto che «sono state avviate delle iniziative giudiziarie nei confronti di esponenti di rilievo della Protezione civile - dice Franceschini - è evidente l’inopportunità di trasformare in legge questo decreto» ed aggiunge di aver chiesto «formalmente al governo di ritirare il provvedimento».
Pesante come al solito il partito di Antonio Di Pietro. Massimo Donadi, presidente dell’Idv alla Camera, definisce l’offerta delle dimissioni di Bertolaso «una farsa» e chiede di «bloccare il processo di privatizzazione alla luce di gravissimi fatti emersi».
I fatti emersi non sono solo «gravissimi» ma anche, evidentemente, molto attesi dall’opposizione che forse si stava chiedendo quando finalmente sarebbe piovuto un avviso di garanzia utile a frenare l’inarrestabile ascesa di Guido Bertolaso.
E l’avviso di garanzia per il capo della Protezione civile è arrivato, come da copione, giusto giusto il giorno dopo il sì di Palazzo Madama al decreto legge che trasforma il dipartimento della Presidenza del Consiglio in Spa a capitale pubblico. Un provvedimento al quale l’opposizione aveva dichiarato guerra fin dal primo momento, attaccando in particolare la possibilità di lasciare a Bertolaso il doppio incarico, capo della Protezione civile e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, fino alla fine del 2010.
L’Espresso e anche Repubblica da settimane si sono esercitati nel definire Bertolaso come un novello viceré, un imperatore dotato di una macchina di potere travolgente e succhia soldi senza controllo. E proprio sul quotidiano diretto da Ezio Mauro il 20 gennaio scorso era apparso un articolo che oggi suona profetico a firma di Alberto Statera. «Il pio Bertolaso rischia», scriveva il giornalista, perché «tra le centinaia di delibere emergenziali... ce n’è qualcuna che proprio non può passare indenne a qualche sacrosanta verifica giudiziaria». Il giornalista elencava quindi l’inchiesta cosiddetta rompiballe sulla vicenda dei rifiuti napoletani, e poi pure «gli appalti secretati per il G8 della Maddalena». La seconda previsione risulta ora assolutamente azzeccata.
Bertolaso e la sua «macchina di potere travolgente» devono fare i conti con un nutrito esercito di oppositori guidato in Senato dal vicepresidente vicario del Pd, Luigi Zanda, che a Palazzo Madama pur dichiarando di non avere «nulla di personale contro Bertolaso», durante la discussione aveva chiesto di non votare in particolare l’articolo che ammette il doppio incarico per il capo della Protezione Civile ora sottosegretario e fino a ieri potenzialmente pure ministro. A fianco di Zanda molti altri che non vogliono assolutamente vedere nascere la Protezione civile Spa, sempre elencati nell’articolo di Repubblica.

La Cgil, Vasco Errani e la Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino e la sua associazione di Comuni contrari a una riorganizzazione che finirebbe per concentrare troppo potere in un uomo solo che oltretutto, dicono, avrebbe le mani libere nell’affrontare le emergenze. L’ultimo attacco il 7 febbraio scorso da parte di Eugenio Scalfari, che aveva sarcasticamente definito Bertolaso «un gioiello con il quale affrontare qualsiasi emergenza».

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