LUdc è pronta a correre da sola anche per il Campidoglio e la Provincia. La mossa di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini di dare vita alla lista unitaria del Popolo della Libertà, porta scompiglio anche nella politica locale, intrecciandola sempre di più alle sorti di quella nazionale. Così linterrogativo che in queste ore si sta ponendo lintero partito di via dei Due Macelli, vale a dire se convergere, nonostante le scintille iniziali, nel soggetto unitario o fare una corsa solitaria, si riflette inevitabilmente anche in quelle che sono le sfide del territorio.
Ieri mentre in mattinata si svolgeva una riunione di alcuni dei colonnelli dei centristi nella sede del partito, aspettando la direzione nazionale di giovedì prossimo, dalle fila dellUdc capitolino il segretario regionale Luciano Ciocchetti affermava di non escludere che si possa andare da soli anche sul territorio. «Potremmo anche pensare a fare le primarie a Roma e provincia per individuare allinterno della nostra classe dirigente chi candidare a sindaco e chi a presidente della provincia». Certo è ancora presto per fare piani o previsioni, bisogna ancora aspettare e capire come si metterà la questione a livello nazionale. Ma Ciocchetti di una cosa è certo: «Certo che a perdere il nostro simbolo, la nostra storia e la nostra identità non ci stiamo proprio. Altra cosa sarebbe unalleanza o una federazione con il Pdl». Si lavora dunque a cercare unintesa ma se ciò non dovesse accadere «si andrà da soli». Ciocchetti si toglie qualche sassolino di troppo anche sulla notizia dellaltro giorno di una possibile candidatura di Franco Frattini nella sfida del Campidoglio. Se inizialmente il segretario del partito Lorenzo Cesa, ne aveva parlato come il candidato migliore per sfidare Rutelli, ieri invece Ciocchetti usa toni diversi: «Il problema non è dire sì o no a Frattini, che è un politico di grande livello, ma il metodo portato avanti dai nostri alleati. È inammissibile apprendere dagli organi di stampa il nome dello sfidante di Rutelli. Sarebbe questo il risultato della cabina di regia tanto evocata da qualche illustre esponente del centrodestra?». Da qui le conclusioni che sanno tanto di avvertimento: «Se qualcosa non cambierà nella strategia dei due maggiori partiti della nostra coalizione, dove per strategia intendo un maggiore rispetto verso gli altri alleati, fatto di progetti comuni e condivisi, allora vorrà dire che ognuno andrà per la propria strada.
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