Roberto Fabbri
«Situazione grave». «Pazienza al limite». «Prossima tappa il Consiglio di Sicurezza dellOnu». Le reazioni occidentali, ma più in generale della comunità internazionale, alla decisione iraniana di rimuovere i sigilli apposti dagli inviati delle Nazioni Unite agli impianti delle centrali nucleari in Iran sono molto negative e severe.
LUnione europea, che attraverso le diplomazie britannica, francese e tedesca si sta da tempo spendendo per evitare che si giunga a contrapposizioni frontali, manifesta delusione e irritazione. «La situazione è grave e ogni sforzo deve essere fatto per convincere gli iraniani a tornare alla situazione precedente e ai negoziati», ha detto il rappresentante della politica estera europea Javier Solana. Di «grande preoccupazione» ha parlato il ministro degli Esteri francese Philippe Douste-Blazy (che ha chiesto a Teheran di tornare sui propri passi «senza ultimatum o condizioni»), ma anche Wolfgang Schüssel, cancelliere dellAustria che ha appena inaugurato il semestre di presidenza di turno della Ue. Schüssel ha aggiunto che a suo avviso le sanzioni internazionali contro Teheran dovrebbero comunque essere considerate solo «come ultimo rimedio». Il cancelliere austriaco ha ammonito gli iraniani a non giocare contro il loro stesso interesse: dovrebbero «prevalere le forze della ragione», ha detto Schüssel, lIran «non può continuare a dare forza a quanti con ogni evidenza hanno come obiettivo lo scontro». Ma per Frank Walther Steinmeier, capo della diplomazia tedesca, quanto ha fatto lIran «non può rimanere senza conseguenze».
Gli Stati Uniti sono tornati a minacciare il ricorso al Consiglio di Sicurezza dellOnu per fare imporre sanzioni a Teheran, mentre Mohammed El Baradei, direttore generale dellAgenzia atomica internazionale (Aiea), esprime sconforto: «Non posso continuare a dire che ho bisogno di altro tempo. Lo abbiamo fatto per tre anni. Perdo la pazienza. La comunità internazionale la sta perdendo. È in gioco la credibilità del processo di verifica».
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