E l’Unesco promuove il Monte San Giorgio

Varese fa il bis e il nome della provincia ormai è sulle bocche dei vertice multietnico dell’Unesco riunito a Brasilia. Dopo il Sacro Monte, infatti, anche il Monte San Giorgio entra a far parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La decisione è stata presa ieri dall’Assemblea generale riunita a Brasilia che ha assegnato il riconoscimento per l’alto valore paleontologico del sito transnazionale (Il lato svizzero, era già stato protetto dal 2003). Sono infatti migliaia i fossili di rettili, pesci e invertebrati marini (antichi di 242-230 milioni di anni fa) ritrovati nella zona, molti appartenenti a specie rare o addirittura esclusive del Monte San Giorgio. E forse il riconoscimento servirà a far pubblicità a questi luoghi poco conosciuti nonostante i primissimi scavi siano stati eseguiti nel lontano 1863 dall’abate Antonio Stoppani.
Ma il Bel Paese non è nuovo a questo genere di lusinghieri attestati. Nel conteggio dell’Unesco, l’Italia può vantare ben quarantacinque siti (di cui sette lombardi) e tre aree naturali: le Isole Eolie, le Dolomiti e ora il Monte San Giorgio. E la Toscana, intanto, aspetta il bollino Onu per le Colline Metallifere. I commissari Unesco dovranno ispezionare il Parco nazionale tecnologico archeologico. In gioco c’è la sua ammissione alla Rete mondiale dei geoparchi. «Il risultato non è scontato - precisa il presidente della Provincia di Grosseto, Leonardo Marras - ma siamo ottimisti. Peccato che sia un evento totalmente ignorato dal Ministero dell’Ambiente, di cui pure questo Parco è emanazione».
Ogni decisione si trascina le sue polemiche. Come quello dell’alta velocità che passerà sotto la Sagrada Familia a Barcellona. Il mese scorso la Camera spagnola aveva bloccato per due mesi i lavori in attesa di un responso sui possibili danni strutturali al monumento. E ora l’Unesco ha dato il via libera con la raccomandazione di creare «un comitato di esperti che supervisioni l’andamento dei lavori e lo stato delle fondamenta una volta ultimato il progetto».
Dalla Spagna all’Oriente. L’Unesco ha promosso l’altopiano centrale dello Sri Lanka e il Parco hawaaiano di Papahanaumokuakea. Ma anche Amsterdam, la città imperiale di Thang Long-Hanoi (Vietnam), i monumenti di Dengfeng (Cina), la zona archeologica di Sarazm (Tagikistan), la città episcopale di Albi (Francia), gli storici bazar di Tabriz (Iran) e di At-Turaif a Ad-Dir’iyah (Arabia Saudita). E a questo punto i siti considerati Patrimonio Mondiale dell’Umanità salgono a 892.


Non sono più in pericolo, bella notizia, le isole ecuadoriane Galapagos, inserite nell’elenco dei siti a rischio nel 2007 a causa della crescita esponenziale del turismo e dall’esplosione di alcune problematiche ambientali e sociali.

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