E Lactalis va in contropiede: opa per conquistare Parmalat

A sorpresa, la zampata del colosso cambia le carte in tavola nella partita che ha per posta Parmalat. Lactalis mette sul piatto oltre 3,3 miliardi e annuncia l’Opa totalitaria sul gruppo di Collecchio, senza neppure aspettare l’inizio del vertice tra Italia e Francia, da cui la Cdp e le banche italiane che da settimane sono al lavoro per costituire una cordata alternativa ai francesi si attendevano invece una possibile mediazione. Una scelta, sostengono fonti vicine all’azienda, all’insegna della trasparenza, lontana dalle logiche della politica. Ma la molla decisiva è stato il «mutato quadro normativo», leggi decreto antiscalate, che ha indotto il gruppo d’Oltralpe a scoprire le sue carte. Lactalis ha ribadito la sua volontà di sviluppare il proprio piano nel rispetto dell’italianità di Parmalat, mantenendo la sede in Italia, salvaguardando gli asset produttivi, i dipendenti e la filiera italiana del latte, nell’interesse dell’economia del territorio. «Noi abbiamo un progetto di crescita ambizioso per Parmalat - ha spiegato il presidente del gruppo Emmanuel Besnier -: farne il gruppo italiano di riferimento nel latte confezionato a livello mondiale, con sede, organizzazione e testa in Italia». Il gruppo Lactalis unito a Parmalat dovrebbe realizzare un giro d’affari di circa 14 miliardi, diventando il primo gruppo mondiale nei prodotti lattiero-caseari.
Il prezzo offerto di 2,6 euro per azione incorpora un premio del 21,3% circa rispetto al prezzo di borsa delle azioni di Parmalat degli ultimi dodici mesi. Lactalis intende inoltre mantenere Parmalat quotata alla Borsa di Milano. Dove, ieri, l’annuncio dell’opa ha fatto schizzare le quotazioni del gruppo di Collecchio, che si sono sostanzialmente allineate al prezzo di offerta, a 2,56 euro (+10,73%), tra scambi da record, che hanno coinvolto 135,9 milioni di pezzi.
E adesso quali scenari si aprono? La Cdp e le banche, guidate da Intesa Sanpaolo, impegnate nel progetto di cordata italiana, non hanno annunciato finora alcuna contromossa ma, secondo fonti vicine all’operazione, non hanno nessuna intenzione di andare alla guerra con Lactalis. La strada di una contro-offerta è considerata troppo onerosa: per battere i francesi servirebbero oltre 4,5 miliardi. Più probabilmente, si cercherà di raggiungere un’intesa, che potrebbe portare alla creazione di un gruppo franco-italiano, con Lactalis socio di maggioranza e con la benedizione dei rispettivi governi. «Auspico la creazione di grandi gruppi franco-italiani e italo-francesi che possano stare insieme nella competizione globale», ha detto infatti il premier Silvio Berlusconi. E per «facilitare un avvicinamento», ha detto il presidente Nicolas Sarkozy, Italia e Francia metteranno in campo due stretti consiglieri di palazzo Chigi e dell’Eliseo.
In ogni caso, Lactalis avrà tempo venti giorni, a partire da oggi, per depositare la bozza del prospetto informativo relativo all’opa in Consob, che avrà a sua volta a disposizione 15 giorni per esprimere un parere. Secondo il vecchio regolamento sulle offerte pubbliche, l’Opa dovrebbe durare venti giorni di mercato, ridotti a 15 dalle nuove regole, in vigore dal 2 maggio. Il 16 giugno scadrà il termine per depositare le azioni in vista dell’assemblea di Parmalat - convocata per fine giugno - dove, in mancanza di una controfferta o di un accordo con l’eventuale cordata italiana, Lactalis, forte del suo 29%, avrà il capitale sufficiente per nominare la maggioranza del nuovo cda di Collecchio.


Un’ipotesi, quella di una Parmalat «francese» che non piace agli allevatori: «Noi abbiamo rischiato sostenendo Parmalat quando era in crisi - è l’amaro commento di Antonio Baietta, presidente della cooperativa Santangiolina Latte, che raccoglie 400 allevatori - e adesso più del 50% del mercato lattiero finirà in mano a un solo gruppo, che di italiano avrà ben poco».

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