«Ti ricordo tua madre, vero caro?» mi dice dandomi del tu proprio come una mamma. Be sì, anche mia madre aveva queste premure per tenere in ordine la casa. «Puoi portare per favore due piattini per i bicchieri?» chiede alla cameriera. «Altrimenti lacqua rischia di macchiare il tavolo». Dalla primavera del 2006 Franca Ciampi è tornata nella vecchia, grande, bella casa al quartiere Salario dove ha abitato per una vita, a parte linterruzione dei sette magici anni al Quirinale. Nella reggia dei Papi e dei re dItalia, i Ciampi entrarono mano nella mano, come i due fidanzatini di Peynet, esattamente sessantanni dopo essersi conosciuti alluniversità di Pisa.
(...) «Ci credi se ti dico che non volevo che Carlo fosse eletto? A 78 anni eravamo già vecchi. Carlo non è un uomo politico, e per me era complicato a quelletà cambiare vita, di punto in bianco, e fare la moglie del presidente della Repubblica. Capisci? Eppure, anche dopo lelezione, mi ero cullata nellidea di fare la vita di prima. In fondo, le mogli di Pertini e di Cossiga non si sono mai viste, Scalfaro aveva Marianna...» E invece... «Invece, un giorno Carlo mi ha detto: stasera dormiamo al Quirinale. Erano più di ventanni che non ci abitava nessuno, dai tempi dei Leone. Con una differenza: loro avevano anche i ragazzi, e Vittoria era giovane e bella. Insomma, siamo andati. Perché siamo andati? Perché starci, a mio giudizio, è un dovere istituzionale, e per evitare quattro cortei al giorno tra casa e ufficio, con tutto linferno che avrebbero creato al traffico. Lappartamento era molto semplice. (...)»
Nessun presidente ha girato lItalia come Ciampi. «Siamo stati in tutte le 103 province italiane» racconta la signora Franca «perché Carlo voleva ricordare sempre che lItalia è una, parlava di patria e voleva che si suonasse linno nazionale». Ero accanto a Franca Ciampi un pomeriggio dautunno del 1999 durante la visita del presidente alla mia città, LAquila. Lei si emozionò ascoltando lInno di Mameli e alla fine, incoraggiata da Arrigo Levi, allepoca uno dei consiglieri del presidente, mi disse: «Certo, i giocatori della Nazionale di calcio dovrebbero proprio impararlo». Da allora, in effetti, qualche miglioramento cè stato. «Adesso ti racconto un episodio» mi dice. «In tutte le città Carlo voleva che i sindaci della provincia indossassero la fascia tricolore. Un giorno, in una città del Nord, lo avevano avvertito: guardi, presidente, qui sono tutti leghisti, è difficile che mettano la fascia. Entrammo in teatro e vedemmo che tutti i sindaci, ma proprio tutti, avevano la fascia tricolore. Mi commossi molto perché sentivo che lItalia è davvero unita». Anche se sostiene di essere timida, Franca Ciampi ha disseminato lItalia di battute fulminanti, che hanno fatto la felicità dei cronisti al seguito. Ne ricordo un paio. Una volta, in Sicilia, si avvicinò a un bambino. «Quanto sei bello!» gli disse. «Quanti anni hai?» «Sei» le rispose il bimbo. «E tu?» «Ottantatré». «Minchia!» esplose il piccolo. La maestra stava per svenire, ma la signora la confortò deliziosamente: «Suvvia, non è poi una parola così orribile...».
(...) E le regine? E le mogli dei grandi capi di Stato? «Elisabetta, splendida regina. Lumanissima regina dOlanda. Paola del Belgio, che ha con noi la sintonia di italiana(...). E la moglie del presidente polacco? Andammo insieme a visitare vicino Varsavia un orfanotrofio per bambini che nascono ciechi: portammo tante tastiere Braille. E la piccola Putin, così giovane e inesperta? E la moglie del presidente cinese? Aveva deciso di non partecipare agli incontri ufficiali, poi ci ripensò e, quando ci vedemmo alla cena di gala, mi disse: Ero curiosa di conoscere una signora che a 83 anni fa un viaggio aereo di 14 ore per incontrarmi. Ridemmo tutta la sera e a un certo punto il marito chiese a Carlo: Ma che cosa sta raccontando sua moglie alla mia che non ride mai?. Lei è un ingegnere idraulico, come il marito. Era facile il parallelo con me e Carlo, laureati entrambi in lettere. Elegantissima, con il suo vestito rosso. Ma anchio ero niente male, con le stoffe di Valentino». Anche lei Valentino? «Le stoffe, ho detto. Poi labito lo faceva la mia sarta di sempre, perché queste cose bisogna pur pagarsele. Valentino, comunque, lo sa». Una rinuncia, Franca Ciampi lha dovuta fare: le barzellette. Ne era una formidabile raccontatrice. Cerco di provocarla, ma resiste. «Non posso più. Le ho imparate in unepoca di totale spensieratezza. Adesso siamo immersi in unaltra realtà». Nel 2006, quando fu eletto Giorgio Napolitano, si parlò di una possibile conferma di Ciampi. Il presidente, si disse, lavrebbe gradita (come, si è visto, quasi tutti i suoi predecessori), ma poi si irritò perché la prima proposta della sua candidatura la fece il centrodestra, mentre lUnione sembrava più fredda sul suo nome. La moglie taglia corto: «Carlo diceva: sette anni sono lunghi, e noi siamo vecchi. Avevamo 85 anni. La dignità dove la metto?, ripeteva. No, meglio così. Sono tornata dai miei figli e dai miei nipoti. Ho ripreso le mie abitudini. In segno di amicizia, al mercatino mi fanno anche lo sconto di 1 euro...». E lui? «Be, cè sempre uno shock quando si lascia una vita come quella del Quirinale, così carica di adrenalina. Ma Carlo continua a lavorare: anche quando non va al Senato, scrive molto, partecipa a riunioni... Vieni a vedere».
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