E il mago Epifani sciopera per far aumentare le tasse

O il governo cala le tasse o noi scioperiamo. Parola di Guglielmo Epifani. Cgil. Bene, finalmente ci siete arrivati anche voi, uno potrebbe dire: anche il Guglielmo Tell del sindacalismo italiano vuole liberare il popolo italiano dal giogo fiscale. Un attimo, non per sfiducia, per carità, ma come vuole farlo? Semplice: per ridurre le tasse, le vuole aumentare.
Il segretario generale della Cgil, infatti, chiede al governo di ridurre le tasse sui pensionati e sui lavoratori dipendenti aumentando le tasse sulle rendite finanziarie. Sempre quell’uno di prima - povero illuso - potrebbe dire: bene, riduce le tasse ai poveri e le aumenta ai ricchi. No, miei cari, per Epifani le rendite finanziarie sono composte sì dai grandi patrimoni, ma soprattutto dai depositi bancari e dai Bot. Ma non lo sa l’esperto segretario che sui depositi bancari sono depositati i soldini messa da parte dai pensionati e dai lavoratori dipendenti? Non sa che i Bot sono acquistati da quei lavoratori e da quei pensionati che, non essendo dei broker finanziari e non avendo studiato alla Bocconi o a Yale si rivolgono ai Bot pensando che siano gli investimenti più sicuri perché lo Stato - comunque - è pur sempre lo Stato?
Ma poi, per inciso, proprio contro il governo di centrodestra viene oggi l’idea di fare uno sciopero in prossimità delle ultime elezioni disponibili, le regionali, dato che dopo, per tre anni, per fortuna, elezioni non dovrebbero essercene più? Quando al posto di Tremonti c’era il professor Visco, Epifani dov’era? Ha dichiarato che lo voleva fare anche allora ma non fece in tempo perché cadde il governo. Non scherziamo. Se veramente voleva indire uno sciopero durante il governo Prodi, contro le tasse, lo avrebbe dovuto fare indicendolo non appena Prodi lesse il nome di Visco nella lista dei ministri, unico caso di legittimo sciopero preventivo.
Di strade per ridurre le tasse ce ne sono molte. Quella esclusa da qualsiasi economista è quella che consiste nell’aumentarle. Questa, ad oggi, non c’è stato economista che l’abbia proposta. A parte questa si potrebbe, ad esempio, come Tremonti ha proposto, spostare le tasse dal reddito delle persone ai consumi. Spostare non significa aumentare ma distribuire il carico fiscale su una platea molto più ampia che è quella di tutti i consumatori e non quella dei percettori di reddito, magari dipendente e quindi ultra tassato. Si potrebbe pensare a tagliare la spesa e sarebbe anche il caso di farlo perché prima di arrivare a tagliare spese essenziali, che sono il muscolo delle politiche sociali, si potrebbe praticare una liposuzione della spesa grassa superflua localizzata in molte parti del corpaccione statale. Ma su questo Epifani e i suoi tendono più alla bulimia che al regime dietetico. Si potrebbe ipotizzare delle modifiche alla progressività delle tasse cioè rivedere le aliquote: quella percentuale di soldi che lo Stato trattiene sui redditi degli italiani. Insomma di strade, a voler ragionare a mente libera, se ne possono trovare tante. L’importante è volerlo fare davvero e non solo per finta.
Ci sarebbe anche un’altra strada, quella che parte dalla convinzione che abbassando le tasse, alla fine i cittadini evadano di meno e finiscano per pagarle di più. Ma oggi, questa, in Italia, non è di moda. La Commissione europea non vuole questa strada e dunque non se ne parla.
Epifani ha anche detto che non è uno sciopero politico, nel senso che non è contro il governo. Peccato che lo abbia detto pochi giorni dopo l’annuncio fatto da Tremonti di voler riaprire il dibattito sulla riforma fiscale ascoltando tutti quelli che hanno qualche cosa da dire.

Visco non lo disse mai e neanche Epifani propose mai lo sciopero. Ora lo propone, a poche ore dalle elezioni regionali, ma è un caso: a lui interessano l’Italia e gli italiani, figurarsi se vuole fare uno sciopero contro Berlusconi.

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