E Milano si è messa in coda per Caravaggio (e Berlusconi)

Nelle sale del museo Diocesano, tra volti noti e gente comune, si sono visti anche Salvatore Ligresti, Alba Parietti e perfino l’ex procuratore Borrelli

E Milano si è messa in coda per Caravaggio (e Berlusconi)

Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita, diceva Caravaggio. E ieri al museo Diocesano, per la mostra inaugurata da Vittorio Sgarbi, di energia ce n’era tanta, forse anche troppa, nell’attesa che arrivasse il premier Silvio Berlusconi a benedire l’evento in un clima già arroventato dalla campagna elettorale. Un vernissage così blindato, con spiegamento di forze fuori e dentro il museo e una folla di simpatizzanti in coda nella speranza di vedere la mostra ma soprattutto Silvio, a Milano non si vedeva da tempo. Tra volti noti della politica lombarda, qualche vip, imprenditori locali, autorità ecclesiastiche e militari, ex fuoriusciti pronti a tornare in casa e rappresentanti del mondo della cultura, i colori di Caravaggio e dei suoi maestri ispiratori parevano quasi sbiadire. Mentre, in un clima quasi surreale e in attesa di varcare finalmente il fatidico scalone che portava alle sale espositive, facevano bella mostra nelle prime file accanto al premier il presidente della Regione Roberto Formigoni, il presidente della Triennale Davide Rampello, l’assessore alla Famiglia e alle politiche sociali del Comune Mariolina Moioli. Ma la grande occasione è stata anche propizia per rivedere qualche volto caduto in disgrazia negli ambienti berlusconiani ma, dopo le derive finiane, in odore di rientrare all’ovile, come Titti Maiolo. E così, mentre la folla attendeva paziente e indecisa se guardare prima le opere, prima il premier o piuttosto la grande rentrée del canuto ex assessore, lui Berlusconi, pur incerottato, non ha deluso i fan congratulandosi con il critico «per la sua genialata» e rallegrandosi pure della sottolineata coincidenza del suo giorno di nascita con quello di Michelangelo Merisi. Già, tutti e due il 29 settembre. E il premier, che non ha mancato di elogiare «gli effetti concreti di iniziative come questa sull’aumento del turismo e sulla voglia del bello» si sarà forse anche un po’ sorpreso di vedere in prima fila anche l’ex acerrimo nemico Saverio Borrelli con signora, reduce dall’esperienza in conservatorio ma forse ancora disponibile ad incarichi prestigiosi nel mondo della cultura. E, tra le assenze giustificate dell’ex suor Letizia («che non ho mai capito perchè mi abbia cacciato» ha detto sornione Sgarbi) e dell’assessore alla cultura Finazzer (quello attuale), fioccavano anche banchieri e imprenditori della Milano che conta, come il presidente della Bpm Massimo Ponzellini e l’inossidabile immobiliarista Salvatore Ligresti. La presenza di Silvio accanto al televisivo critico d’arte ha compiuto anche il miracolo di portare al mai troppo valorizzato Diocesano pure qualche signora dello spettacolo, come la conduttrice Alba Parietti, rimasta a lungo fuori dal museo intrappolata pure lei dalle maglie del servizio d’ordine. Peccato.

E, come in un surreale flashback, si è anche rivisto il vecchio pubblico dei fan di Sgarbi ai tempi in cui le stanze dell’assessorato alla cultura erano accese giorno e notte, tra pirotecniche inaugurazioni e cortei al ristorante. Cioè quando la Moratti non era ancora «suor Letizia». Ma nella politica italiana, si sa, tutto è possibile.

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