E a Milano si stringe il cerchio sui tre aggressori della coppia

Uno dei cinque romeni di via Ripamonti ha sostenuto l’esame di licenza media. E ha raccontato il suo passato nella prova di italiano

Paola Fucilieri

da Milano

Hanno già un volto e un nome i tre uomini - stranieri dell’Est Europa, tra i 25 e i 32 anni - che nella notte tra venerdì e sabato hanno assalito una coppia di fidanzati milanesi nelle campagne di Pero e, dopo aver malmenato il ragazzo, hanno costretto la donna ad avere un rapporto orale con uno solo di loro e quindi sono scappati.
Gli investigatori non hanno dubbi: dopo le descrizioni degli assalitori fornite dalla coppia e gli identikit che ne sono risultati, anche stavolta - come accadde due settimane fa a un’altra coppia di fidanzati nelle campagne tra via Ripamonti e Milano - i colpevoli sono giovani uomini clandestini che gravitano attorno alle baraccopoli e ai campi nomadi. E se non li hanno ancora materialmente arrestati, sanno certo chi sono.
Erano quasi le due di notte quando una diciannovenne e il suo fidanzato di 26 anni si sono appartati in auto nelle campagne di Pero, in fondo a via Piave. I tre assalitori stranieri, secondo la ricostruzione fornita solo ieri dalle forze dell’ordine, sono arrivati sul posto a bordo di un furgone, hanno sfondato i vetri dell'auto della coppia con delle pietre, e dopo che in due avevano aggredito il ragazzo, legandogli al collo la sua cintura, il terzo ha fatto capire chiaramente alla giovane, terrorizzata, che avrebbe dovuto mettersi «a disposizione» sua e dei suoi amici.
La ragazza, a quel punto, ha implorato i tre di non violentarla e, sorprendentemente, lo straniero che l’aveva avvicinata, le ha promesso che nessuno avrebbe abusato di lei, obbligandola, però, ad avere un rapporto orale solo ed esclusivamente con lui. Il giovane, inoltre, sempre su richiesta della ragazza - che gli ha detto di voler tutelare la propria salute - non ha esitato a usare un preservativo. E, per 10 minuti, l’ha tenuta in scacco. Subito dopo, però, lui e i suoi due complici se ne sono andati via, lasciando la coppia in balia dell’oscurità. È stato solo allora che la ragazza ha potuto lanciare l’allarme bloccando una pattuglia della polizia stradale che passava da quelle parti. I poliziotti hanno accompagnato il ragazzo al vicino ospedale di Rho e, quando la sua fidanzata ha raccontato quello che avevano passato in balia di quei tre stranieri, è stata avvertita la squadra mobile.
«Per la questura questo è un momento di indagine, stiamo impiegando tutte le nostre forze. Ripeto: è un momento di indagine, non di non riflessione». Il questore Paolo Scarpis preferisce non dire di più in merito a questo nuovo episodio di violenza che, ad appena due settimane dalla cattura del branco di via Ripamonti, certo non giova alla sensazione di sicurezza dei milanesi.
«Non mi sento di fare proclami - continua Scarpis -. L’altra volta avevo assicurato che li avremmo presi e avevo dato la mia parola al padre della ragazza? Lasciateci lavorare e vedrete che otterremo i nostri risultati anche stavolta. Naturalmente avremmo preferito che la notizia non fosse stata divulgata per non compromettere l’esito delle indagini. Anche se stavolta i fatti sono decisamente meno cruenti di quelli di via Ripamonti: ricordate che allora quando la studentessa ventiduenne era stata violentata veramente da quattro persone a turno. Stavolta le cose stanno diversamente. Tuttavia la gravità dei fatti resta».
Intanto in città cresce la tensione e la preoccupazione tra le istituzioni perché anche stavolta, com’era accaduto con il branco di via Ripamonti, vicino al luogo dov’è avvenuta l’imboscata c’è il campo nomadi di via Triboniano e, sempre in zona, ci sono molte baraccopoli.

L’accento slavo - come ha testimoniato la giovane - dei tre assalitori completa il quadro di un déjà vu fin troppo esplicito: anche stavolta la vicenda è maturata tra appartenenti agli insediamenti romeni di etnia romena o simili. Anche stavolta ci sono di mezzo i clandestini.

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