Politica

E il ministro Damiano «salva» la legge Biagi

Il diessino: «Va modificata, non abrogata». Clima disteso con il leghista. Ma il verde Cento rompe la tregua: «Norma da abolire»

nostro inviato a Rimini

Divaga, Roberto Maroni. Che nel confronto con il ministro del Lavoro Cesare Damiano non resiste alla tentazione di commentare le ultime indiscrezioni di calcio-mercato. «Credo che Berlusconi - spiega sollecitato da un cronista il capogruppo della Lega alla Camera - debba allargare i cordoni della borsa. Oltre a Ronaldo servirebbero altre due punte ed interventi in difesa». Insomma, «visto che non è più presidente del Consiglio», almeno «faccia bene il presidente del Milan» perché «la Champions league dobbiamo riuscire a vincerla». Una brevissima digressione, quella dell’ex ministro del Welfare. Che però gli vale l’applauso divertito di tutta la sala. Poi si torna subito sul tema della tavola rotonda del Meeting. Con Damiano che sottolinea la necessità di «modificare» la legge Biagi, ma senza abrogarla del tutto, e il suo predecessore che si compiace del fatto che «finalmente si riconosca che la Biagi non è la causa della precarietà in Italia».
Insomma, le distanze tra i due si vanno riducendo e Maroni non esclude la possibilità di avviare un dialogo. A partire dagli ammortizzatori sociali che, ammette il colonnello leghista, il governo Berlusconi «non è riuscito nell’intento di potenziare». «Costano», replica Damiano. «Ma - aggiunge - bisogna trovare le risorse perché il problema va assolutamente risolto. Dobbiamo rifinanziare gli strumenti esistenti». Scontato, quindi, che all’annuncio di Damiano di voler tutelare maggiormente «le nuove generazioni, le donne e gli over 50», Maroni risponda mostrando piena disponibilità: «Dialogheremo sulle parti per le quali ci troviamo in accordo».
Un clima di distensione che non convince tutta la maggioranza. Soprattutto il sottosegretario all’Economia Paolo Cento. «La legge Biagi - replica a Damiano in una nota ad hoc - è da cancellare». Perché, spiega l’esponente dei Verdi, «ha moltiplicato precarietà sottraendo diritti e tutele al mondo del lavoro, e per un governo di centrosinistra dovrebbe essere punto irrinunciabile la sua cancellazione».

E ancora: «Non si può continuare a mantenere un sistema legislativo che incentiva alla precarietà senza introdurre tutele verso chi passa dal lavoro precario alla disoccupazione».

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