«Con te ma senza di te» era questo il motto che Guido Morselli ripeteva alle amicizie femminili di cui amava circondarsi non solo perché bisognoso di affetto dopo avere perso la madre a 12 anni per febbre spagnola e lamata sorella Luisa, ma per un innato istinto di libertà che lo portò a vivere e morire a modo suo. «Era un uomo intenso, affascinante ed era facile esserne attratte» racconta Laura Pola, 89 anni, che apprese del suicidio dello scrittore mentre si trovava in un salotto letterario accanto a Piero Chiara e lo sentì pronunciare queste parole: «Era ora». Laura Pola vive a Varese, dal giardino vede il Monte Rosa, lo stesso che Morselli amava guardare.
Quando la sua famiglia dopo la guerra tornò a Milano lui restò a Varese...
«La considerava la sua patria, amava molto questa città, la natura soprattutto, si definiva agricoltore».
Non si definiva scrittore? Non parlava della sua attività letteraria?
«Io avevo letto una delle poche cose che ha pubblicato in vita, Proust o del sentimento, ma a parte questo libro non mi ha mai parlato del suo lavoro di scrittore».
Come era il vostro rapporto?
«Meraviglioso ma si interruppe perché Guido diventava morboso e geloso quando si legava a una persona e io in quel periodo dovevo andare da mia sorella in Egitto. Non capiva, mi dava della turista, in senso dispregiativo. Era il periodo in cui iniziavano i viaggi di massa».
Perché doveva andare in Egitto?
«Mia sorella viveva là con il marito diplomatico ed era scoppiata la rivoluzione, il re Faruk era stato cacciato, dovevo aiutarla a lasciare il Paese. Ma Guido non ci sentiva».
Si è mai data una spiegazione per la triste battuta di Chiara?
«È un episodio davvero sgradevole, non credo sia il caso di renderlo pubblico...».
Chiara era acido, aveva sempre la freddura pronta?
«No, era una persona ironica, un grande affabulatore. Anche come romanziere era un affabulatore, niente più.
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