da Roma
Questa mattina sapremo che fine farà Antonio Di Pietro, indagato dalla Procura di Roma per falso, appropriazione indebita e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Linchiesta punta a fare luce sulla gestione delle risorse economiche (finanziamenti, sottoscrizioni ecc.) nellItalia dei Valori, gestione criticata aspramente da ex esponenti dellIdv come Giulietto Chiesa, Elio Veltri, Achille Occhetto, Beniamino Donnici e tanti altri, a cominciare da Mario Di Domenico, lex braccio destro di Tonino, co-fondatore del partito-associazione, che con le sue denunce ha costretto il gip Carla Santese a non accogliere la richiesta darchiviazione formulata dal pm Giancarlo Amato. Oggi, infatti, il gip ha convocato le parti per ludienza camerale al termine della quale deciderà se archiviare, invitare la procura a svolgere nuove indagini o rinviare a giudizio il simbolo di Mani pulite. Decisione resa ancor più complessa dalla presentazione di ben due istanze da parte dellavvocato Roberto Ruggiero, legale di Di Domenico, nelle quali si chiede limmediata audizione dei personaggi politici che pubblicamente hanno parlato della gestione oscura dei soldi nel partito del gabbiano. A cominciare proprio da Veltri, che due anni fa si è rivolto alla Procura e ancora attende una convocazione. Contestualmente lavvocato Ruggiero ha chiesto un rinvio anche perché, sempre questoggi, la Camera «si pronuncerà sulla vicenda del mancato versamento di 5 milioni di euro come rimborso elettorale in occasione delle europee 2004 da parte dellIdv nei confronti dei partecipanti (Chiesa, Occhetto, Veltri) a una lista comune. La similitudine metodologica - scrive il difensore - appare evidente con loggetto del procedimento penale che ci occupa attese le connessioni soggettive e oggettive, per cui risulta giusto sottolineare la probabile interdipendenza probatoria che liter parlamentare potrebbe avere sulla vicenda e viceversa».
Intanto unaltra brutta storia rischia di inguaiare Antonio Di Pietro. La responsabile nazionale del Dipartimento politiche di genere, e della Consulta nazione donne, dellItalia dei Valori, Wanda Montanelli, ha annunciato ieri daver citato in giudizio il suo leader. Il motivo? È presto detto: «Proprio in queste ore, allonorevole Antonio Di Pietro, ministro della Repubblica e presidente del mio partito, viene notificata una citazione in giudizio che, facendo riferimento a centinaia di documenti depositati al tribunale di Milano e chiamando in causa 174 testimoni, chiede ragione delle somme accantonate negli ultimi anni ai sensi della legge 157/99, e non destinate alla promozione delle donne». La Montanelli non si limita a richiedere una ricostruzione, mediante Ctu, dei bilanci di partito ma intende, tra le altre cose, dichiarare Di Pietro inadempiente rispetto al perseguimento degli scopi e delle finalità proprie del partito indicati nello Statuto.
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