E ora i bancari disoccupati vendono i segreti degli evasori

Il governo tedesco è pronto a pagare per ottenere informazioni segrete di provenienza svizzera su 1500 presunti evasori fiscali. «Bisogna fare tutto il possibile per avere questi dati» ha detto ieri la Cancelliera Angela Merkel, ponendo fine a un sofferto dibattito nel governo di Berlino e all’interno della stessa Cdu-Csu, dove alcuni alti esponenti come il ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg e il capogruppo al Bundestag Volker Kauder hanno espresso «notevoli riserve» sulla moralità del metodo.
Si apre così un nuovo capitolo della delicata questione della tutela del segreto bancario elvetico, che non riguarda solo la Germania: Berna è ai ferri corti anche con gli Stati Uniti, con la Francia e con l’Italia, tutti Paesi con i quali ha contenziosi aperti su un tema che in Svizzera è particolarmente sensibile. Quanto alla Germania, ha già dimostrato nel recente passato di voler colpire i santuari all’estero della propria evasione fiscale: all’inizio del 2008, infatti, i servizi segreti tedeschi sborsarono la bellezza di 4,2 milioni di euro per mettere le mani su liste di nomi (molti dei quali “eccellenti”, come il numero uno di Deutsche Post Klaus Zumwinkel, che dovette dimettersi e pagare una multa astronomica) fornite da un dipendente infedele della banca del Liechtenstein Lgt. In quell’occasione i rapporti tra la Germania e il piccolo principato alpino toccarono livelli molto bassi, non solo perché Berlino accusò apertamente Vaduz di ingrassare sugli evasori fiscali tedeschi, ma anche perché la Lgt fa capo alla stessa famiglia regnante del Liechtenstein.
Questa volta la controparte non è uno staterello da operetta, ma la più importante Confederazione svizzera. Ieri il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha dunque telefonato al collega di Berna Hans-Rudolf Merz per cercare di trovare un’intesa sulla questione, soprattutto sotto il profilo giuridico. Invano: Merz ha messo in chiaro che la Svizzera «non fornisce assistenza amministrativa sulla base di dati rubati». E questo nonostante due anni fa, dopo il caso del Liechtenstein, Schäuble e Merz si fossero consultati concordando per il futuro di «risolvere questo tipo di problemi».
Il rischio che si apra una controversia tra Germania e Svizzera sull’evasione fiscale è dunque concreto. Una controversia che richiama molto da vicino quelle prima citate con altri Paesi. L’edizione tedesca del Financial Times sostiene infatti che il misterioso informatore altri non sarebbe che Hervé Falciani, l’ex informatico della succursale ginevrina della Hsbc Private Bank che l’anno scorso cedette al governo francese (che ha sempre negato di averlo pagato per questo) una lista di tremila presunti evasori fiscali. Secondo il quotidiano finanziario Falciani, che vive in Costa Azzurra con la famiglia, avrebbe chiesto al governo di Berlino due milioni e mezzo di euro in cambio della sua lista, contando sul fatto che il fisco tedesco potrebbe ricavarne un centinaio di milioni in tasse. Falciani ha smentito queste rivelazioni, sostenendo di aver collaborato unicamente con la Francia.
Il fronte che Angela Merkel si dice pronta ad aprire conferma che la questione del segreto bancario è destinata a rimanere dolorosamente aperta per Berna. Appena cinque giorni fa, al Forum economico di Davos, Svizzera e Francia avevano trovato il modo di appianare il loro contenzioso fiscale, originato dal succitato furto di dati alla Hsbc di Ginevra. Merz aveva fatto sapere che Parigi aveva fornito alle autorità elvetiche copia dei documenti sottratti da Falciani e «promesso di non chiedere assistenza amministrativa sulla base di dati rubati».

Rimanevano aperti il fronte con gli Stati Uniti (relazioni guastate dopo la decisione del Tribunale amministrativo federale che aveva giudicato parzialmente illegale l’accordo siglato in agosto tra Berna e Washington) e quello italiano, originato dallo “scudo fiscale” voluto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Ora, però, Angela Merkel riapre le ostilità anche da Berlino: e la Svizzera resta stretta in una morsa.

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