da Roma
«Prodi ci ha garantito che sulla legge elettorale si parte subito», annuncia Roberto Calderoli, allindomani dellincontro tra i vertici della Lega e il premier. Lobiettivo «condiviso», spiega, è di arrivare ad un primo voto del Senato entro il 25 luglio, giorno di chiusura della raccolta di firme sul referendum, per poi varare la riforma entro lanno. Al Carroccio sta a cuore evitare la consultazione popolare, Prodi avrebbe chiesto in cambio una «tregua parlamentare di due anni», dice Calderoli.
Ma un accordo tra Palazzo Chigi e la Lega «non basta», avverte Bonaiuti per Forza Italia, perchè «lintesa generale deve essere trovata in Parlamento», e il rischio è «che il governo utilizzi la legge elettorale per prolungare la sua sopravvivenza». Intanto il referendum macina firme, con il sostegno esplicito di Alleanza nazionale nel centrodestra e di numerosi esponenti autorevoli del centrosinistra. Il ministro degli Interni Giuliano Amato è convinto che «il referendum ci sarà», perchè «è molto sostenuto» e a suo parere («da professore, non da ministro»), la Corte costituzionale «dovrebbe dichiararlo ammissibile». Cè dunque «un unico modo per non farlo: che la legge arrivi prima», ma Amato mostra qualche perplessità: «Non so se arriverà».
Il vicepremier Francesco Rutelli attacca il referendum: lunica cosa buona è che smonta quel «vero schifo» dellattuale legge elettorale, ma «porta con sè una tale serie di controindicazioni che può essere accettato solo in chiave distruttiva. Non ho ancora capito quale sia quella costruttiva e cosa vogliano i promotori». Dice di non volere «polemizzare» con ministri e leader di partito che lo appoggiano, ma «perchè allora non indicano la loro soluzione? Quale riforma elettorale vogliono i promotori?». Gli replica il titolare della Difesa Arturo Parisi: «Le mie idee sono note da tempo, per chi le avesse dimenticate rimando al programma dellUlivo del 96. Sarebbe bene che tutti coloro che considerano lattuale legge uno schifo mettano a verbale la loro indignazione firmando il referendum». Rifondazione, con Russo Spena, attacca i ministri promotori, Parisi ricorda che «qualcosa si muove» solo grazie al quesito. Unaltra ministra firmataria, Giovanna Melandri, dà un colpo al cerchio e uno alla botte: «Il referendum è un mezzo e non un fine, tifo perchè si trovi una soluzione in Parlamento». Casini annuncia che con lUdc è pronto a guidare il fronte dellastensione: «O si va verso il sistema tedesco oppure diamo la parola ai cittadini e io spiegherò che lastensionismo è la scelta migliore».
E ora Prodi giura: no al referendum
La Lega vuole arrivare alla legge entro lanno Forza Italia: lintesa va trovata in Parlamento
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