E ora tornano i dubbi sulla strage

da Milano

L’arresto di Azouz Marzouk riaccende i riflettori sulla strage che ha sterminato sua moglie Raffaella Castagna, il figlioletto di due anni Youssef, la suocera Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini l’11 dicembre dello scorso anno. Le due inchieste non sono al momento collegate tra loro, ma non si possono escludere clamorosi colpi di scena. Il processo del 29 gennaio prossimo, che vede alla sbarra come unici imputati Olindo Romano e Rosa Bazzi, si basa sostanzialmente sulla testimonianza dell’unico superstite: Mario Frigerio, marito della Cherubini e anch’egli vicino di casa dei Romano-Bazzi e dei Marzouk-Castagna. Un riconoscimento avvolto nel mistero, come documentato dal Giornale nei giorni scorsi, visto che quattro giorni dopo la strage, dal suo letto d’ospedale Frigerio aveva indicato il suo aggressore come alto, tanti capelli neri corti e di carnagione olivastra. Non basta. Era stato lo stesso Frigerio a indirizzare gli inquirenti: cercate i responsabili della strage nell’ambiente di etnia araba che frequentava assiduamente la casa di Azouz e Raffaella, disse Frigerio ai pm. Salvo poi, molti giorni dopo, puntare il dito contro il «bianco» e italiano vicino di casa Olindo Romano.
E in effetti, nei giorni immediatamente successivi al massacro di via Diaz, gli inquirenti avevano ipotizzato che uno dei moventi del quadruplice delitto fosse da ricercarsi nel mondo della droga, su quel traffico di cocaina tra Erba, Como e Lecco nel quale Azouz e alcuni suoi parenti sarebbero coinvolti, come conferma l’inchiesta di ieri. «Sono sicuro che chi l’ha fatto non è nel giro nel quale stanno cercando loro» aveva detto Azouz in quei giorni: «Non è stata una vendetta», aveva ribadito. E ai giornalisti che avevano ipotizzato una sua «fuga» in Tunisia per sfuggire alla vendetta aveva risposto seccamente: «Chi sapendo di poter essere ucciso scappa e lascia moglie e figlio?».


Adesso che i due coniugi hanno ritrattato la confessione, visti i tanti punti oscuri nascosti nelle differenti versioni rilasciate da Frigerio agli inquirenti e considerato che la perizia dei Ris non ha trovato alcuna traccia di Dna dei Romano nella scena del delitto, né delle vittime a casa di Olindo e Rosa, quello che sembrava un processo già scritto si annuncia più complicato.
felice.manti@ilgiornale.it

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