E il partito del Ciampi-bis trova nuovi iscritti

Massimiliano Scafi

da Roma

«Nessun ripensamento». Questa la parola d’ordine sul Colle, ma il pressing continua. Si mobilita la Chiesa. Tre cardinali salgono al Quirinale per una colazione con il capo dello Stato, mentre l’Osservatore Romano pubblica un allarmato commento: «Ci uniamo all’appello che gli rivolge tutto il Paese. Presidente, rimani». Scende in campo pure il partito dei senatori a vita. Giulio Andreotti lo rilancia ufficialmente: «Ciampi potrebbe fare anche solo mezzo settennato». Emilio Colombo dice che «bisogna insistere per convincerlo». Francesco Cossiga lo va addirittura a trovare.
Risultati pochi, almeno per ora. «Non c’è nulla da aggiungere alla nota di mercoledì sera - dicono al Quirinale - il presidente è stato chiarissimo. Stiamo preparando gli scatoloni». Eppure c’è chi non si rassegna. Se Cossiga prova la mediazione diretta, intrattenendosi con Ciampi, con il quale non è mai andato troppo d’accordo, in un «colloquio lungo e affettuoso» concluso con tanto di passerella rossa e onori militari, Colombo insiste sulla strada dell’invito pubblico: «Si può e si deve tentare ancora». E pure Andreotti non ritiene chiusa la partita: «Io non credo che sia del tutto finita la possibilità di rieleggerlo. La sua è la candidatura più naturale e più giusta, specialmente considerando il momento in cui viviamo, in cui c’è una certa tensione». Ma, come lo stesso Ciampi ha ricordato, nessuno ha mai avuto un secondo mandato. «È vero, non c’è un precedente - risponde il Divo Giulio - però tutti i suoi predecessori hanno cercato di essere rieletti. Io ho potuto documentare che Einaudi invitò a pranzo mia moglie e me un venerdì santo per darmi l’incarico formale di dire ai gruppi democristiani che lui gradiva essere confermato. Anche altri avrebbero voluto restare, salvo Cossiga che disse subito di non volerne sapere».
Quanto all’età, neanche questo per Andreotti è un criterio valido. «L’unico esempio che si può prendere in esame è quello di Mitterrand, che ha fatto due settennati benissimo nonostante fosse, tra l’altro, malato. Il presidente Ciampi invece sta benissimo e, per carità non voglio dire nulla, ma teoricamente, se uno non vuole fare tutti e sette gli anni previsti, ne può fare quattro e mezzo. L’anagrafe insomma è irrilevante, abbiamo avuto un ventennio di esaltazione della gioventù che ha fatto morire ammazzate tante persone. Lui nel suo cuore può pensarla diversamente, però se accettasse il bis presterebbe un grande servizio alla nazione».
Ma i motivi del no di Ciampi sono anche politici. La Cdl l’ha indicato in un modo apparso un po’ «forzato», l’Unione non l’ha proprio indicato.

«Una decisione inevitabile, visto il gelido e lungo silenzio del centrosinistra», commenta Roberto Formigoni. E ora, dopo aver messo nero su bianco i perché della sua scelta, sembra difficile che possa tornarci su. Qualcuno però spera ancora.

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