In trasferta pasquale nella campagna cuneese mi sono imbattuto, all’angolo di un viottolo, in un vistoso cartellone elettorale. Nel mezzo, un grosso pollo pronto per lo spiedo. In alto, la scritta: «Pioggia di miliardi per lo spreco nel Sud». Sud scritto a caratteri enormi per attirare attenzione e rabbia. Insomma, la solita solfa della Lega che nella Provincia Granda ha buon seguito.
Intorno al pollo - mesto simbolo del contribuente padano spennato da Roma ladrona - l’elenco dei finanziamenti pubblici buttati al vento per il Sud: «Roma & Co: 1.000 miliardi» (vecchie lire, ndr); «Napoli & Co: 1.000 miliardi»; «Catania & Co: 280 miliardi»; «Terremoto del Belice dal 1968: 76 miliardi». L’ultima voce è curiosamente dedicata ad «Alitalia & Co: 600 miliardi». Può darsi – ho pensato – che i leghisti, indispettiti per il declassamento di Malpensa in favore dell’aeroporto romano di Fiumicino, non la considerino più la compagnia di bandiera ma una linea aerea sudista.
Così, giungo al fondo del cartellone dove il partito si firma. Leggo e trasecolo. Su una prima riga c’è scritto: «Fermiamo il governo Pdl-Lega». Sulla seconda: «La Lega condona, Italia dei Valori non perdona». Accanto, bello grosso, il simbolo di Totò Di Pietro.
Uno splendido esempio di imbroglio elettorale. Nella sua versione langarola, l’ex pm si trasforma nel paladino del Nord in concorrenza con la Lega. Mentre a Roma tuona contro la politica antimeridionale del governo, qui a Cuneo si traveste da Bossi. Raro esempio di faccia tosta. Anche le pietre sanno infatti che Totò parla e pensa in molisano, che del Molise è deputato e che raccatta una marea di consensi al Sud.
L’episodio è indicativo della tecnica dipietresca. Uomo privo di idee proprie, salvo le manette, Totò fa il paguro, noto parassita marino: entra nella conchiglia altrui, la svuota e campa a spese dell’altro. Ha fatto così col Pd senza il quale sarebbe scomparso e al quale, per ringraziamento, sottrae voti con un’opposizione disinvolta e sanculotta.
Ora, il versipelle ci prova con la Lega. Questo spiega, oltre al cartellone cuneese, il voto di due giorni fa alla Camera dei dipietristi.
Un inguaribile truffatore politico.
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