Milano - «I consiglieri di amministrazione non parlano. A parlare deve essere solo l’azienda». Pasquale Pistorio, vicepresidente di Confindustria, chairman onorario di Stm, si mantiene fedele alla regola che ha sempre professato. Nessun commento sulle ultime vicende. Ma il momento è delicato. Non solo per Telecom, ma anche per lui personalmente. Dopo l’addio di Guido Rossi è il presidente in pectore della società. La sua candidatura alla prossima assemblea è stata avanzata da Olimpia, e cioè da Tronchetti Provera. E qui iniziano i problemi. Nel 2004 a proporlo come consigliere furono i fondi di investimento in una lista di minoranza. Oggi a indicarlo è il socio di maggioranza (sia pure molto relativa). E per di più la proposta è arrivata dopo il suo voto sul piano industriale presentato da Rossi. Pistorio si astenne e il suo voto si aggiunse a quello di due pasdaran Tronchettiani come Massimo Moratti e Carlo Puri Negri. Una compagnia per certi versi scomoda. Che ha dato la stura ai sospetti. Per esempio che sulla decisione abbia pesato la lusinga rappresentata dal posto di presidente offertogli da Tronchetti.
A chi gli è vicino Pistorio ha confidato di essersi sentito «spiazzato» sul piano industriale. Dopo i colloqui avuti con gli altri consiglieri indipendenti riteneva che il consenso sull’eventuale astensione sarebbe stato molto più ampio. Il risultato finale lo ha lasciato allo scoperto, mentre gli altri consiglieri indipendenti hanno preferito manifestare il loro disagio con la lettera di Guido Ferrarini poi trapelata sulla stampa.
Chi ha avuto modo di consultare i verbali degli ultimi consigli di amministrazione di Telecom riferisce che anche sul piano industriale di Rossi Pistorio si è limitato a battere su quello che da sempre è il suo chiodo fisso: la scarsa presenza internazionale dell’ex monopolista italiano. Per l’ex numero uno operativo di Stm è uno dei punti su cui si misura tutta la fragilità dell’azienda. I ricavi esteri di Telecom Italia sono meno della metà di quelli dei suoi principali concorrenti. Il che rende la società pericolosamente dipendente dalle determinazioni dell’Autorità per le telecomunicazioni e del governo. Nel piano piano industriale i vertici dell’azienda si erano trovati costretti a ridurre le previsioni sulle risorse disponibili in seguito al provvedimento sul taglio dei costi di ricarica. All’ammanco improvviso era stato fatto fronte, è questa una delle critiche di Pistorio, semplicemente riducendo obiettivi e ambizioni, soprattutto al di là dei confini. Con le stesse motivazioni Pistorio era stato il critico più feroce delle ipotesi di vendere Tim Brasil, una delle aree di sviluppo più promettente per il gruppo. In consiglio la questione era stata portata dai due manager operativi, Carlo Buora e Riccardo Ruggiero, ma l’idea sembrava trovare perfettamente d’accordo il socio di maggioranza Tronchetti Provera.
Proprio per il suo approccio internazionale nella nuova Telecom che, comunque vada la disfida tra Tronchetti e gli avversari, sembra destinata ad avere un partner straniero, Pistorio dovrebbe trovarsi a proprio agio. Se poi il partner fosse americano o francese, tanto meglio.
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