E per la politica estera in campo due donne Una è un’iraniana nemica di Ahmadinejad

Le falchette di Obama sono Susan e Valerie. Il presidente eletto ha subito una polemica con Teheran? Immediatamente vengono in mente loro: Susan Rice e Valerie Jarrett. La prima è l’ex funzionaria del Dipartimento di Stato che fa parte del team di consulenti di politica estera del presidente eletto: si è opposta alla guerra in Irak, ma sulla questione iraniana è dura. Non vuole un’altra guerra, ma crede che l’America debba fare la voce grossa con Teheran. Contro ogni tipo di negoziato, se Ahmadinejad non terminerà immediatamente il suo programma nucleare. La Rice la pensa così, l’ha detto e l’ha scritto più volte, fino a far capire per prima che gli europei sbagliano a pensare che Obama avrà un atteggiamento diverso da quello di Bush sull’Iran. Sarà lo stesso. Le prime mosse del presidente eletto raccontano che la Rice è ascoltata e tira le fila della politica mediorientale di Obama. Valerie Jarrett, invece, viene ascoltata per due motivi: è amica di famiglia degli Obama e ha vissuto in Iran. Ci è nata e ha il passaporto. Era l’Iran pre-rivoluzione islamica del 1979. Da allora la Jarrett, poi diventata donna affermata a Chicago, ha covato sentimenti anti-fondamentalismo.

Ne ha parlato più volte con il presidente eletto, convincendolo che con Ahmadinejad non si possa parlare se non alzando la voce. Barack l’ha sentita. Lo dice lo stratega capo di Obama, David Axelrod: «Lei è in grado di dire tutto. E lui la ascolta».

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