E a Ponza l’Idv «pesca» l’ex sindaco Balzano condannato per peculato

Acque verdi e cristalline, trasparenti come quelle di Ponza, ma non come la fedina del suo ex sindaco Antonio Balzano. Un perseguitato dalla giustizia, dalla Procura di Latina, dalla Corte dei conti, non gliene va bene una. Indagato per danneggiamento e inquinamento ambientale, condannato per peculato, condannato pure dalla Corte dei conti a risarcire il suo ex Comune. Ma che sbocco politico potrebbe mai avere la carriera sfortunata di questo amministratore pubblico? Tranquilli, l’Idv lo ha accolto a braccia aperte, specie la sezione del Lazio, coordinata dall’onorevole Stefano Pedica, quello dei blitz a Palazzo Chigi. Balzano era lì a giugno, nella lista dei candidati di Di Pietro alla provincia di Latina, non eletto (ma era stato candidato anche nel 2006, al Comune di Roma, sempre dall’Idv). Tre giorni dopo la chiusura delle urne si è chiuso pure il processo del Tribunale di Latina per quella vecchia storia, di quando era ancora sindaco della gemma pontina e amministratore unico della Segepo Srl, società partecipata dal Comune e affidataria del servizio di smaltimento rifiuti a Ponza. Inchiesta chiusa male per Antonio Balzano, con una condanna a due anni e mezzo per danneggiamento, inquinamento ambientale e peculato (la difesa ricorrerà in appello). Secondo i magistrati - riporta Latina Oggi - l’ex sindaco (insieme al legale rappresentante della società) avrebbe utilizzato un’area di Ponza sottoposta a vincolo ambientale come discarica per lo smaltimento dei rifiuti comunali. Una zona della parte occidentale dell’isola, circondata da macchia mediterranea e aperta al pubblico, adibita - secondo la Procura - dall’ex primo cittadino a grande pattumiera a cielo aperto senza le necessarie autorizzazioni.
Per l’esponente dell’Idv c’è di mezzo però anche un’aggravante, il peculato. Secondo il giudice l’ex candidato di Tonino alla Provincia di Latina si sarebbe appropriato - in qualità di amministratore unico della Segepo - di somme di denaro versandole direttamente sul proprio conto corrente (tre assegni per un totale di 33 milioni di lire). Procedimenti iniziati nel 2005, ben prima quindi della candidatura nell’Idv alle comunali di Roma del 2006 e alle provinciali di Latina di due mesi fa. Molto prima dunque che Di Pietro (l’ha ripetuto l’altro giorno) sostenesse che «quelli rinviati a giudizio vengono buttati fuori dal partito e chi ha la fedina penale sporca manco si candida». Il povero sindaco ponzese Antonio Balzano di guai con la giustizia ne ha avuti parecchi in questi anni, ma non è stato buttato fuori dal partito, è stato candidato, due volte.
Neppure la Corte dei conti lo ha lasciato tranquillo, a pescare ricciole nelle acque di smeraldo tra Ponza e Palmarola. Quasi un milione di euro di danno erariale, è la cifra che la Corte dei conti ha contestato alla gestione Balzano sempre per la questione Segepo. Secondo la magistratura contabile, che ha compiuto una articolata indagine, attorno alla srl sarebbero stati commessi numerosi abusi, dannosi per la società e per le casse del Comune, tra pagamenti per importi superiori al dovuto e per servizi inesistenti e prelievi di denaro finito in conti correnti privati. La Corte dei conti ha quindi condannato l’ex sindaco Antonio Balzano a risarcire il Comune per 57.730 euro.
La società, costituita con capitale deliberato, sottoscritto e versato dal Comune di Ponza, era nata per gestire in forma imprenditoriale i servizi di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti, manutenzione ordinaria e straordinaria della rete stradale, della rete fognante dell’impianto di depurazione, dell’acquedotto, della rete pubblica di illuminazione e dell’intero patrimonio immobiliare. I rapporti fra la società e il Comune di Ponza erano stati regolati da apposito contratto di affidamento di servizi pubblici, concluso l’8 marzo del 2000, con validità di tre anni.

Da quel momento, secondo quanto accertato dalla magistratura contabile e dalla procura di Latina, si sarebbero susseguiti una serie di atti illeciti dal 2000 al 2004. Indagini e condanne. Ma non abbastanza per meritare l’estromissione dall’Idv.

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