E il popolo dei no contesta 129 opere in solo sette mesi

Nel mirino grandi infrastrutture: centrali elettriche, ferrovie, impianti per il trattamento dei rifiuti

Paolo Bracalini

da Milano

Cenventinove No per centoventinove cantieri. Solo negli ultimi sette mesi il popolo dei no - no ai termovalorizzatori, no all’alta velocità, no al passante ferroviario, no all’autostrada, no ai rifiuti - è sceso in campo 129 volte per contestare o cercare di bloccare progetti di opere pubbliche in tutta Italia. «Non nel mio cortile», Not in my backyards, è la sigla che esprime il principio base della protesta contro le infrastrutture: non contestiamo le grandi opere in assoluto, ma qui dove volete farle non vanno bene. Il risultato è che i cantieri, ovunque siano, scatenano sempre la reazione di qualche comitato spontaneo, di un’associazione verde o di un gruppo no global che cerca di boicottarlo in nome della salute pubblica o della salvaguardia del territorio. Tutti i casi, da Nord a sud della penisola, sono raccolti dal Nimby Forum, l’osservatorio dei contenziosi locali promosso da Allea di Milano e al quale aderiscono le aziende e le istituzioni più coinvolte dal no ai progetti: ministero dell’Ambiente (patrocinatore), Fs, Impregilo, Assoelettrica, aziende di nettezza urbana e imprese del trattamento dei rifiuti, Tav, Terna e così via.
Le contestazioni monitorate dal giugno 2005 al dicembre 2005, riguardano tutte le tipologie di nuovi insediamenti industriali sul territorio, nessuna esclusa: ponti, strade, ferrovie, centrali per la produzione di energia elettrica, impianti per il trattamento dei rifiuti. Al primo posto dei no ci sono i termovalorizzatori (34% del totale), poi le centrali elettriche (22%), i progetti per nuove discariche di rifiuti urbani (9%), le infrastrutture autostradali come la Tav, la variante di Valico o la BreBeMi (8%), i rigassificatori e gli altri impianti energetici (7%).
I contestatori sono no global, associazioni ambientaliste, comitati spontanei, a volte spalleggiate da amministrazioni locali nemiche di progetti dello Stato o della Regione di segno politico opposto. La lotta viene fatta nei casi più blandi con striscioni, assemblee, volantini e sit in, altre volte con cortei di protesta davanti ai cantieri e azioni di sabotaggio come in Val di Susa.
Nella top ten dei progetti più contestati al primo posto c’è quello dell’Alta Velocità Torino-Lione in Val di Susa. Per impedire la realizzazione della Tav «scempio ambientale», sono scesi i valligiani ma anche i Disobbedienti. Al secondo posto nella classifica del Nimby c’è il termovalorizzatore di Trento, poi la Centrale termoelettrica di Bertonico, il Termovalorizzatore di Firenze e il Rigassificatore di Brindisi. In quest’ultimo caso la lotta è anche istituzionale: enti locali da una parte (Comune e Provincia spalleggiati dalla Regione Puglia), dall’altra il governo. Da mesi sono in trincea per impedire la costruzione dell’impianto di Capo Bianco. Un progetto che il governo italiano considera strategico per accrescere l’autonomia energetica del Paese.
Il Mose a Venezia è stato oggetto di diversi «attacchi» no global. Nel giugno 2005 i Disobbedienti guidati da Luca Casarini fanno irruzione al Magistrato delle acque di Venezia, contro l’opera che potrebbe salvare la città dall’innalzamento del mare.

Nell’agosto dell’anno scorso invece a guidare il popolo dei no (global) è l’attuale candidato di rifondazione comunista Francesco Caruso. Per manifestare contro la costruzione della discarica regionale di Montesarchio, nel Beneventano, gli antagonisti occupano la ferrovia e una strada statale per tutta la notte.

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