nostro inviato a Pechino
Chiusi ormai irrimediabilmente i cechoviani tempi di «A Mosca, a Mosca!», complice lipernazionalista politica di Putin, si fa largo nel nuovo millennio linvito a cambiar meta e a lanciarsi verso Pechino. «Bisogna correre, siamo in ritardo» ha scandito Romano Prodi indossando i panni del novello Marco Polo e trascinandosi dietro nella Repubblica Popolare un codazzo colorito di politici e industriali.
Poco ne è venuto fin qui, ma a Palazzo Chigi giurano che si è solo allavvio di una più complessa operazione favorita dallesecutivo di centrosinistra. Ma che fare se davvero uno volesse sperimentare le possibilità di introdursi nel megamercato cinese? La risposta è già pronta: lOsservatorio-Asia, un think tank creato giusto qualche tempo fa a Bologna, in cui economisti, avvocati ed esperti sono pronti a offrire suggerimenti, consigli, indirizzi, studi di settore con particolare riguardo alla Repubblica Popolare.
Proprio alla Cina del resto è dedicata la realizzazione della prima importante «uscita» del pensatoio: un database completo sullattività italiana in quel paese, ricerca per la quale - come si assicura sul sito di Osservatorio Asia - si è alla caccia di sponsor che saranno poi richiamati in bella evidenza quando il lavoro sarà terminato in «una pubblicazione a cura di un editore nazionale». In pillole, il lavoro verterà sulla descrizione delleconomia cinese, sui problemi legali che dovranno affrontare i possibili investitori italiani, sullanalisi dellimpatto della presenza straniera in Cina, sulla comparazione tra investitori di diversi paesi europei nello stato asiatico.
E chi si cura di questo lavoro con cui si vorrebbe favorire maggiormente linterscambio con Pechino, avvalorato dalla visita e dalle parole del nostro premier? Due signori di cui uno fa di nome Giorgio Prodi. E non è omonimia, è il figlio di Romano, professore allUniversità di Ferrara.
Niente di male, si capisce. Anche se poi è curioso scoprire come presidente di questo Osservatorio Asia, sia un economista laureato negli Usa, e con una gran passione per la bicicletta: il dottor Alberto Forchielli, bolognese anche lui e noto fin qui alle cronache più per il rinvenimento e la restituzione alla famiglia del corpo di un giovane soldato Usa, caduto sullAppennino, laddove correva la linea Gotica, che per il fatto di essere stato tra il 93 e il 94 segretario per le privatizzazioni Iri, in piena epopea prodiana, prima di esser nominato presidente di Finmeccanica Asia.
Una passionaccia insomma, quella di Prodi e prodiani per la Repubblica Popolare, che ora tocca il suo culmine. Quasi da rendere obbligata una parola dordine per la compagnia: «Avanti miei prodi! A Pechino, a Pechino!».
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