E il premio Facchetti va a «Le Roi» della Juventus

Blatter è perplesso? Non è una sua idea...

E il premio Facchetti va a «Le Roi» della Juventus

Il soprannome “Le Roi“ sta scolorendo un po’, romantico ma forse fuori moda. Ora si è fatto largo quell’altro, un appellativo più che un soprannome: monsieur Fair Play, un’accozzaglia di francese e inglese che non è il suo marchio di vita, ma il marchio di garanzia del suo essere presidente della Uefa. Ieri Michel Platini era a Milano, portatore sano di idee e di buon umore con quelle battute che rasserenano sempre l’aria. Figuratevi quella intorbidita del calcio italiano.
Nel giorno in cui la Juve degli Agnellini ha cercato un nuovo strappo, il caso ha voluto che Michel, cresciuto alla corte dell’Agnelli più inaccessibile, tramutasse la guerra in armonia ricevendo il premio intitolato a un grande nerazzurro, impossibilitato a difendersi da qualche mal pensiero. Davanti al gotha del nostro calcio, Monsieur Michel - Monsieur Fair Play a maggior ragione - è venuto a ritirare il premio intitolato a Giacinto Facchetti, battezzato “il bello del calcio“ che gli si attaglia benissimo. Anche nel modo di parlare quando ti ricorda che «il calcio è un gioco, il gioco più bello del mondo per i bambini. Deve servirci per insegnare loro qualcosa e aiutare la società a vivere meglio».
Nel mezzo delle bufere del nostro pallone, sembra di ascoltare un Messia del buon senso. Platini a modo suo lo è. Un po’ screanzato anche ora che non si toglie la giacca, la cravatta sta al collo un po’ sghemba e senza negarsi la battuta parlando di cose serie. «Oggi che nel mondo tutti stringiamo la cinta, non capisco perchè le società di calcio debbano avere tanti debiti». Vero, le società sono abituate a spendere più di quanto guadagnano. Platini ha snocciolato una cifra da brivido. «Il calcio professionistico in Europa ha un miliardo e 400 milioni di perdite annue». Ci infila la battuta. «A questo punto c’è stato un coglione, cioè io, che ha detto: è ora di smetterla. Ho parlato pure con tutte le grandi famiglie del calcio italiano: sono d’accordo nel fare qualcosa. Tutti: Moratti, Galliani, il vostro ex presidente del Consiglio. Abbiamo fatto una legge che ha un valore morale, etico, molto importante. Le banche non continueranno a prestare danari ai grossi club mentre la gente muore di fame».
In queste parole forse non c’è più “l’eterno ragazzo“ fotografato dalla motivazione del premio. C’è comunque un uomo generoso che ha destinato i 10mila euro del premio alla fondazione Borgonovo, eppoi lo showman che, tra una risposta e l’altra, cerca di divertire e divertirsi. Gli arbitri di porta? «A me l’idea piace. Blatter non è convinto? Ovvio, non è un’idea sua». Prandelli sta facendo bene con l’Italia? «Per forza, è stato cinque anni con me alla Juve. Comunque questa Italia sta tornando una squadra interessante». A proposito di vecchia Juve: Trap non molla mai. «É un giovanotto, un grande personaggio. Lui sa le cose, lui sa sempre.... Ma su di me non sapeva... quando mi diceva di pensare più alla difesa che all’attacco». E se fra qualche tempo Messi batterà il suo record di tre palloni d’oro consecutivi? «I records sono fatti per essere battuti. Ma lui è arrivato al Barcellona a 13 anni, io alla Juve solo a 27: fossi arrivato prima...

Che dire? Mio nonno si era trasferito in Francia e ora non posso fargli causa in Tribunale».
Chiusura con un desiderio: «Come presidente Uefa voglio vedere una squadra europea vincere il mondiale a casa del Brasile». E questo è Fair Play alla francese. Molto europeista.

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