Paola Manciagli
da Milano
I telefilm hanno conquistato Hollywood definitivamente. Lallarme di uninvasione era scattato già nel 2003, quando uscirono in contemporanea Starsky e Hutch, con Ben Stiller e Owen Wilson nei panni dei mitici detective, Swat con Samuel L. Jackson e le Charlies Angels 2 capitanate da Cameron Diaz. Sembrava solo una moda e del resto cera solo qualche precedente, La famiglia Addams 1 e 2 con Anjelica Huston nei panni della dark lady per eccellenza Morticia, indietro nel tempo con Maverick, Il fuggitivo, Il Santo e Mash, firmato addirittura da Robert Altman.
Invece è stato linizio di un vero e proprio filone. Dal 2003 a oggi sono già usciti Vita da strega, con Nicole Kidman che stropiccia un adorabile nasino, Hazzard, con la tuttacurve Jessica Simpson, Tom Cruise alias Ethan Hunt nel terzo Mission: Impossible (non tutti sanno che è tratto da una serie degli anni Settanta), Michel Vaillant di Luc Besson, ultimi Colin Farrell e Jamie Foxx nella trasposizione di Miami Vice. E i cartelloni hollywoodiani delle prossime stagioni sono già prenotati. In produzione ci sono Dallas, con John Travolta che sfoggerà il cappellone di J. R., Magnum PI, per cui potrebbe essere interpellato lo stesso Tom Selleck, Wonder Woman, con Morena Baccarin (già apparsa nella serie The O. C.), lA-Team dove un Mel Gibson si spera disintossicato dovrebbe fumare il sigaro di Hannibal Smith. In predicato sono poi 24, Friends, Lost e Star Trek, X-Files 2.
Sarà per pigrizia degli sceneggiatori, o più probabilmente perché i soggetti inediti non sempre garantiscono lincasso. Trasporre un vecchio e amato telefilm è unoperazione sicura, fa leva sulla nostalgia di quanti lo hanno amato, hanno visto i protagonisti cambiare e persino invecchiare, e non vedono lora di ritrovarli al cinema.
Ma proprio per questo, secondo alcuni, loperazione sarebbe più rischiosa di altre. «Lo spirito dei personaggi», aveva spiegato David Soul (lHutch del telefilm) quando si era visto interpretare da Ben Stiller, «non era nei vestiti in pelle o nelle pistole, ma è qualcosa che non può essere sostituito. Sostituire gli attori con altri volti è una sorta di presa in giro verso il pubblico che ancora ama quei personaggi tanto da renderli parte della memoria collettiva». Dalla tv al cinema cambia il linguaggio. Il racconto sul grande schermo deve essere intenso e concentrato, una storia forte con grandi emozioni, mentre il telefilm, giocando sulla serialità, può approfondire ogni dettaglio. Crea con il telespettatore un rapporto familiare, continuo, duraturo, impossibile da ricreare nelle due ore scarse di proiezione in sala. Così il rischio è quello di produrre un ibrido piatto, dove la nostalgia dellappassionato viene appagata solo dal titolo. E in effetti i flop non sono mancati.
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