E Prodi rinvia gli obbiettivi sul deficit

L’accusa del commissario Ue: il debito resta superiore al Pil. Letta replica: già fatta la nostra parte

da Roma

All’inaugurazione della Fiera del Levate, a Bari, Romano Prodi preferisce parlare alla sua maggioranza. E smentire le indiscrezioni sulla finanziaria; senza contare che nello stesso momento a Roma era di scena una vera e propria lite sull’Ici. Ma è su tre argomenti che Prodi calca la mano: la copertura delle leggi di spesa; il pareggio di bilancio (rinviato a fine legislatura); il livello di occupazione in Italia.
Leggi di spesa. Il presidente del Consiglio dice (alla sua maggioranza) che il governo non intende procedere con la «politica degli annunci», ma presentare solo progetti con copertura finanziaria certa. Con un particolare. Il decreto sul tesoretto a tutt’oggi non ha copertura finanziaria. Il Parlamento, infatti, non ha approvato il bilancio di assestamento che avrebbe dovuto fotografare il maggior gettito di luglio e destinarlo a investimenti e aumento delle pensioni. Da qui, la scelta di far scattare gli aumenti delle pensioni più basse a ottobre. Con l’occasione, Prodi smentisce l’ammontare della manovra. «Stiamo ancora lavorando», precisa. In realtà, l’ammontare della finanziaria sarà deciso domani, dopo che il ministri avranno consegnato i formulari con i quali consigliano i tagli ai budget. All’Economia sono pessimisti che potranno essere così recuperati i 21 miliardi indicati dal Dpef.
Pareggio di bilancio. Per queste ragioni, Prodi dà una brutta notizia alla Commissione europea. Annuncia che l’azzeramento del deficit arriverà solo nel 2011; mentre l’Italia si era impegnata a raggiungerlo nel 2010. Inoltre, dal profilo dei conti pubblici indicati nel Dpef emerge chiaro uno sforzo maggiore negli ultimi due anni di legislatura, e di un allentamento del rigore per il prossimo anno e il 2009. «È finito il momento dei sacrifici - dice Prodi a Bari - è il momento delle misure di rilancio». E da Almunia arrivano le prime preoccupazioni.
Occupazione. Il presidente del Consiglio lamenta un basso livello occupazionale in Italia. «Il tasso d’occupazione è al 58,4%: è troppo inferiore a quello medio europeo». I libri di testo, però, ricordano che il tasso d’occupazione cresce solo in presenza di una maggiore liberalizzazione del mercato del lavoro e con un allungamento dell’età lavorativa. Non a caso, il Prodi presidente della Commissione europea nel 2000 siglò l’«Accordo di Lisbona» nel quale venivano proprio consigliati sia la liberalizzazione del mercato del lavoro, sia un allungamento dell’età lavorativa; con l’eliminazione delle pensioni di anzianità. Questo governo, però, sta andando in direzione opposta rispetto all’obbiettivo di aumentare il tasso di occupazione. Sta modificando le aperture sul fronte del mercato del lavoro introdotte con la legge Biagi e ha eliminato la riforma delle pensioni che allungava l’età lavorativa.
Lite sull’Ici. Mario Lettieri, sottosegretario della Margherita all’Economia, conferma che «a partire dal 2008 verrà effettuato il taglio sull’Ici per la prima casa». E annuncia: il pacchetto casa «potrebbe essere inserito in un decreto legge ad hoc». A smentire il sottosegretario scende in campo Vincenzo Visco. «Sono ipotesi prive di fondamento», sostiene il vice ministro all’Economia.

E lo dice sia per quanto riguarda l’idea di Lettieri di riduzione dell’Ici, sia sull’ammontare della manovra ferma a 15 miliardi. Che potrebbe anche aumentare se dai ministri non arriveranno sufficienti tagli ai bilanci dei rispettivi ministeri.

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