Ci sono le foto rubate. Maria Callas è allacciata al braccio di Ettore Bastianini e il pesante kajal di scena per Poliuto è nascosto da spesse lenti da miopi. Sorride grassa e pesante nel leggero costume settecentesco de Il Ratto dal serraglio. È Divina nello chignon che esalta il viso affilato e lo sguardo fisso su Luchino Visconti immerso nelle prove di regia. E poi i costumi di scena, opere darte di Salvatore Fiume per Medea, di Nicola Benois per Amelia e Anna Bolena. Il virginale abito da Vestale disegnato per lei da Pietro Zuffi è accanto a una foto di scena e una videoinstallazione ripercorre i momenti più intensi dellopera di Spontini. Vittoria Crespi Mobbio, curatrice della mostra, si ferma davanti alla teca di Lady Macbeth: «Benois lha disegnata fin troppo bella».
Immagini e stoffe. «Gran parte dei costumi esposti escono dallarchivio del teatro della Scala per la prima volta» spiega Stephane Lissner, il sovrintende della Scala, allinaugurazione delle mostre dedicate al Piermarini a Maria Callas. «Maria Callas è stata Norma, è stata Traviata, non ha solo dato la voce a questi personaggi, li ha vissuti» si appassiona lassessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi, che lha paragonata a Marilyn Monroe: «Due miti».
La mostra fotografica allestita nel foyer della Scala aprirà al pubblico da oggi fino al 30 novembre, mentre quella con gli abiti di scena, dietro il ridotto dei palchi, potrà essere visitata fino al 31 gennaio. E domenica prossima, per ricordare la Callas, la Scala aprirà per tre proiezioni di «Callas assoluta», il film documentario di Philippe Kohly.
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