E Schifani avvisa i dissidenti del Pdl: «Se si divide la maggioranza si vota»

L’ipotesi di una scissione dei finiani dal Pdl per fondare un gruppo «di lotta e di governo» rimbalza sulle agenzie da poche ore quando il presidente del Senato, Renato Schifani, a Palazzo Madama manda un messaggio al presidente della Camera Gianfranco Fini e ai suoi «fedelissimi», evocando con i giornalisti un ritorno alle urne.
«È un concetto - esordisce la seconda carica dello Stato - già ribadito da me in epoca non sospetta: leggo in queste ore della costituzione di eventuali gruppi diversi dal Pdl e dico che quando una maggioranza eletta sulla base di un programma elettorale condiviso dalle coalizioni si divide al proprio interno sull’attuazione del programma, secondo me non resta che ridare la parola agli elettori e ripresentarsi a questi con nuovi progetti ed eventualmente nuove alleanze, ove necessarie». L’ennesimo «botto» di una giornata pirotecnica innesca immediatamente una reazione a catena di precisazioni e distinguo proprio da quanti dovrebbero formare il fantomatico «gruppo», i Fini boys. Pronti a replicare che lo scenario di nuove elezioni è poco realistico e ad aggiungere, pur piccati, che la fiducia al governo di Silvio Berlusconi non è in discussione.
Così per Italo Bocchino, vicecapogruppo del Pdl a Montecitorio, la «minaccia di elezioni anticipate è un’arma spuntata», perché «Schifani sa bene che ai sensi della Costituzione attualmente vigente in Italia si va alle elezioni anticipate soltanto in caso di assenza di una maggioranza che sostiene il Governo», e «val la pena ribadire - conclude Bocchino - che nessun parlamentare vicino a Fini farà mai mancare la fiducia al governo Berlusconi». Anche il ministro per le Politiche comunitarie Andrea Ronchi rimane sulla stessa falsariga, e replica al presidente del Senato: «Schifani avrà certamente letto il comunicato di Fini nel quale sostiene che il presidente Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura perché così hanno voluto gli italiani».
Mentre i fedelissimi del presidente della Camera «smontano» l’allarme, a rilanciare l’avvertimento di Schifani provvede Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: «Le parole del presidente Schifani - spiega in una nota - costituiscono un ammonimento che va preso sul serio, molto sul serio: mettono in evidenza i rischi insiti nella situazione, che non può essere affrontata con leggerezza o con motivazioni puramente tatticistiche o contrattualistiche e che poi, alla fine, può sfuggire di controllo».


Ma è ancora Bocchino a respingere il monito, e a tentare di derubricare l’intera vicenda a un semplice «chiarimento»: «Mi meraviglia - spiega il parlamentare campano - che tra un chiarimento democratico interno a un partito e un “rompiamo le righe e andiamo al voto” si scelga la seconda strada. Questo non è un buon segnale».

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